mercoledì 9 maggio 2018

Bibliopillola n. 27: Per mantenere l'equilibrio



In bilico
tra santi e falsi dei
sorretto da un'insensata voglia di equilibrio
e resto qui
sul filo di un rasoio


Siamo donne del sud, e i Negramaro riecheggiano nelle nostre quasi estati ma già avvampate e soleggiate, preparandoci a sudare su libri e profumi di fiori esplosi, tra il frinire assordante delle cicale e il canto malinconico dei grilli di sera. 
E in quest'aria satura che maggio ci offre, la prima struggente lettura a suggerire di non allontanarsi mai troppo dai sentieri, sia di giorno che di notte, è un romanzo che definisco senza scrupoli strepitoso. 

"Quella che ho descritto è la città del mio cuore, non necessariamente quella reale, dal ventre molle capace di avere l'umore del fango. Come in ogni altra città grande o piccola, le donne piangevano e gli uomini sapevano urlare. I cani subivano i colpi dei bastoni e lo stesso i bambini. Non esistevano solo madri dalle gote simili a boccioli di rosa, e il più delle volte non c'erano steccati da dipingere. Si, Breathed era davvero la cicatrice del paradiso perduto. E sotto quella cadenza impastata di burro e farina, il fischio sibilante della città che confluiva nel vento ti induceva al silenzio e a intuire la presenza dei serpenti". 

Innanzitutto un accorato ringraziamento ad una casa editrice coraggiosa e indipendente, Atlantide,  nata poco più di due anni fa dalla passione per i libri trattati come oggetti di culto e per titoli e autori più visionari e meno conosciuti. 
Notevole la cura editoriale e artigianale (edizioni numerate, volumi stampati su carta Aralda da 100 grammi e copertine su cartoncino Chagall bianco da 260 grammi). 
Fuori dal comune anche la scelta della distribuzione: solo vendita diretta o in librerie indipendenti fiduciarie, per recuperare la centralità dei testi e delle storie e soprattutto per creare una comunità editoriale aperta composta da autori, lettori e librai. I titoli curiosi e di rilievo sono tanti.

E poi questo libro. Inaspettato. Struggente 

Una scrittura incredibile, poetica e crudele al tempo stesso, una trama lineare ed esplicita, fin dalle prime pagine, eppure ammaliante, grazie alla potente capacità di creare empatia. Bravissima la giovane scrittrice americana, sicuramente da seguire. 
Il protagonista è ogni singolo uomo sulla faccia della Terra, non il diavolo come rivelato sin dalle prime righe; è ogni uomo e la sua incapacità di vivere senza odiare, la sua debolezza, il suo eterno tremore di fronte alla vita quando diventa percosse e cattiveria. 
Un Diavolo trasfigurato in un conturbante ragazzino di colore in salopette che un giorno degli anni Ottanta arriva misteriosamente in una cittadina dell'Ohio; che viene accolto da una famiglia come tante e la cui presenza porta pian piano alla luce in ognuno il ricordo della caduta e il desiderio incessante di essere perdonato; la volontà di contare qualcosa, la paura atavica degli stranieri e dei diversi, tutta l'insopportabile pesantezza della nostra fragilità umana che rende dimore di demoni non buie tane sotterranee o caverne maleodoranti ma le case con le tendine immacolate alle finestre, vasi di fiori e biscotti nel forno.


Quando ho iniziato a leggerlo mi ha ricordato, nello stile e nelle atmosfere, Stephen King degli anni d'oro (l'autore di Cose Preziose, per intenderci, o Tommyknockers), Dean Koontz e quel particolare mainstream thriller-horror del tutto originale ambientato nella provincia americana. 
Ma questo non è un horror, tanto meno un thriller: di quest'ultimo ha il ritmo, una cadenza serrata che traccia una salita di cui ci si aspetta il climax con il fiato corto fin dalle prime pagine. 
Irretisce, imprigiona, inquieta: le righe scorrono veloci eppure sono impreziosite da citazioni, richiami, memorie che la rendono ricca nonostante l'evidente fluidità. 
Ogni capitolo è aperto da un versetto de Il Paradiso Perduto di John Milton, ad avviare una caratterizzazione precisa e quasi pittorica dei tanti personaggi comprimari (ben innescata la coralità di fondo sui due protagonisti principali): una delle figure più presenti, quella più ferita e quindi due volte caduta, porta come un contrappasso il nome di Dio, Elohim; il fratellone bellissimo e di cui tutta la cittadina è innamorato, il modello della gioventù americana sportiva e integra, cela un inferno personale che lo danna segretamente, e parla spesso il russo come Woland (le ombre di tanti demoni letterari si aggirano ad ogni risvolto di pagina). 
L'epica figura del padre, "centrato, infallibile" ricorda nettamente l'avvocato Atticus de Il buio oltre la siepe. La madre è la figura della donna piegata dagli eventi, incapace di azzardo, impossibilitata ad uscire di casa, spezzata dalla paura eppure dispensatrice di una forza incommensurabile che promana dall'interno del suo cerchio magico. 

L'arrivo del tredicenne dai misteriosi occhi verdi, che entra in città mentre un uomo passa fischiettando Amazing Grace, cambia le vite di tutti, come un Messia rovesciato che libera gli individui che incrocia nell'unico modo possibile: mettendoli di fronte a se stessi, denudandoli dalle ipocrisie, smontandone le facciate borghesi, facendone emergere le fobie. 
Lo scotto da pagare è carissimo, ma la sofferenza appartiene al creato prima ancora che qualsiasi angelo cadesse. 

Uomini e donne, "giusti e retti, con forza sufficiente a reggere, sebbene anche liberi di cadere" una temibile consapevolezza, che ci si porta con una morsa allo stomaco fino al momento in cui si legge l'ultima parola del libro: tra l'essere dei o demoni non c'è alcuna differenza, il castigo e la vendetta infiammavano anche le spade degli arcangeli così come il Male per eccellenza fu anche portatore di luce. 

Un romanzo che spaventa ma capace anche di spezzare il cuore, che commuove profondamente. Forse anche una storia d'amore, sebbene la speranza (urlante, dall'inizio alla fine) abbia le sembianze di un fiore calpestato.












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