martedì 17 gennaio 2017

Bibliopillola n.16 Del costruire e del distruggere

Quando un libro emoziona, coinvolge, spinge a riflettere nonostante una scrittura multiforme nei ritmi e negli stili, presenta tutti i requisiti per diventare una bibliopillola, un viatico indispensabile da portare con sé  e rileggere di tanto in tanto, con un sorso d'acqua e un respiro profondo.
 

Conoscere l'autore, il filosofo realista Tristan Garcia, è già di per sé una bella scoperta;  leggere poi questo suo romanzo a metà di formazione (uno sguardo a posteriori, malinconico e struggente, sull'infanzia e l'adolescenza) e insieme fortemente teoretico (riflette profondamente sul nuovo millennio segnato dall'immediato sgonfiarsi delle aspettative dell'ultimo decennio del XX secolo) è una grande esperienza che conta sapientemente su una invenzione originale. Nel libro si mescolano infatti una narrativa disimpegnata, immagino godibile anche per i più giovani (ci sono pagine fortemente cariche di quell'ardore adolescenziale che vorrebbe il mondo bruciato ai propri piedi, descrizioni dettagliatissime di luoghi e moti d'animo, brani ricchi di suspence, incursioni nel mistero che tirano in ballo credenze occulte) e tematiche specificamente filosofiche, con colte incursioni nella storia europea dell'ultimo secolo e richiami antropologici a figure molto amate dalla letteratura di tutti i tempi. 
E' la storia di un'amicizia; di un'infanzia che non vuole diventare adulta; di una Francia che non riesce a sentirsi al passo con i  tempi, ghettizzata in un razzismo conservatore di provincia; di una generazione mai cresciuta perchè troppo idealizzata da genitori consumati da un'idea di rivoluzione piccolo borghese; di una realtà che muta sensibilmente davanti agli occhi di tre bambini in un mondo carico di ingiustizia e soprusi in cui solo ciò che è diverso sembra salvarli; è la storia della diversità, di un ragazzino bellissimo che da angelo arrivato chissà da dove a proteggere degli scolari indifesi si trasforma agli occhi di una società, degli amici che avevano imparato ad idolatrarlo e addirittura di se stesso, in un demonio che procura solo guai, che è capace di fare del male, che non accetta di diventare uno fra tanti. 
E' la storia di un amore e di tutti gli amori, tormentato, incomunicabile, eterno. 
I protagonisti raccontano la loro storia (che si svolge dal 1981 al 1996) alternando le voci e i tempi delle vicende, dal presente confuso ad un passato incantato, dalle scorribande da scolari alle occupazioni studentesche del Liceo. Dalle piccole lotte quotidiane contro i bulletti di provincia a traffici e crimini ben più seri, in un angosciato passaggio ad un'adolescenza che li vuole adulti a tutti i costi, e nessuno di loro è preparato, nessuno di loro è in condizione di diventare responsabile di sé. 
Le testimonianze si fondono e confondono, la vicenda si chiarisce dolorosamente man mano che i protagonisti svelano  i segreti degli anni vissuti insieme, ed è riportandosi indietro che finalmente si raccontano ed arrivano a comprendersi per quello che erano e quello che sono. Le narrazioni diventano un gioco di interpretazioni, di vissuti confusi con speranze, falsi ricordi misti a sogni, addirittura finzioni a cui si è creduto per necessità. Il fulcro delle loro vite è lui, il sin da bambino seducente Faber (quanto potere in questo nome), forte, misterioso, deciso, terribilmente infelice poichè condannato a dare sempre un'immagine di sé per essere accettato finendo con il diventare la cattiva coscienza e il rifiuto di crescere di tutta una società intorno a lui. 
Consapevole del proprio ascendente, manipolatore per necessità delle vite altrui, vive in una perenne ascesa nella considerazione del mondo che gli ruota intorno della quale non può fare a meno: per questo l'inevitabile caduta sarà catastrofica e trascinerà con sé tutti gli altri. Il "faber" è colui che realizza, costruisce, edifica, anche la propria fortuna: ma proprio la sorte di chi è destinato a levare mura per proteggere si rivela spesso infausta ed è un attimo precipitare dalle altezze di un deus ex machina alle macerie sparse per terra di ali spezzate.  
Alla fine, si diventa adulti: vengono meno tutte le aspettative, si rinuncia alle risposte (e anche alla capacità di domandare), e ciò che splendeva (chissà se è davvero esistito) diventa addirittura irriconoscibile. E non si tratta della morte di un solo dio:
diventiamo tutti angeli caduti davanti alle promesse mancate. 

Lettura imprescindibile per una solidarietà da umani a metà strada fra un cielo troppo carico di giuramenti ed una terra di sogni infranti. 

I demoni non sono altro che gli idoli dell'infanzia dell'umanità. Quando l'umanità è invecchiata, non ha più sopportato gli dei della sua giovinezza: si è sentita ingenua e colpevole. Non poteva guardare negli occhi la propria puerilità. Allora ha attribuito tutti i mali di cui era responsabile a coloro che aveva amati e che avevano vegliato su di lei. Ecco di cosa siamo colpevoli e cosa ci spaventa nei diavoli: aver creduto in loro e averli traditi. 

Alla fine della lettura, si consiglia di osservare con attenzione la copertina per almeno un minuto.

Nessun commento:

Posta un commento