martedì 27 dicembre 2016

Bugiardini di Fine Anno


Le feste stanno lentamente scivolando verso l'epilogo, c'è più tempo per leggere e scrivere fra un cenone e l'altro e finalmente riguardiamo i libri arrivati sugli scaffali di questi ultimi mesi.

Con onestà le belle letture sono state tante; abbiamo scelto queste tre perché ci sembrano insieme il miglior bilancio dell'anno che sta per finire e il miglior auspicio per quello che verrà. 

Pubblichiamo quindi questi ultimi tre Bugiardini del 2016, attendendo l'alba di un nuovo anno a caccia delle anticipazioni letterarie da proporvi quanto prima. 

Auguri a tutti. Di cuore. 



Si dice che la notte di fine anno si butti via un pò di ciarpame inutile per fare posto al nuovo.


Michael Zadoorian, Second Hand, Marcos y Marcos 

È un libro che scava dentro e tira fuori un po' di paccottiglia. Rende consapevoli che ci circondiamo di cose inutili per rendere le vite più piene (in realtà solo più pesanti) ammonticchiando tra quattro mura oggetti che si offrono come punto di riferimento. Ci leghiamo alle cose, le investiamo di un'adorazione che sappiamo priva di conseguenze, che appaga un senso di possesso che non possiamo ammettere di voler soddisfare con le persone. Una stramba storia d'amore fra un giovane rigattiere e una ragazza problematica, il racconto irriverentemente consapevole della distanza che mai si colma tra le persone, nonostante gli innamoramenti e le lunghe agonie delle passioni consumate. 

Di Zadoorian si era già letto In viaggio contromano apprezzandone la scrittura e la profondità riflessiva che emerge nonostante un linguaggio volutamente semplice, poco indiretto. 



Perché la musica è un antidoto un pò per tutto e ne auguriamo tanta nelle orecchie e nel cuore per il nuovo anno.


Jennifer Egan, Il tempo è un bastardo, Minimum Fax

Un libro faticoso, spossante, un coraggioso tentativo di parlare del tempo che passa sovvertendone gli schemi, tredici capitoli che attraversano quarant'anni agganciando a intermittenza le vicende dei protagonisti, tutti figli di una generazione adoratrice della musica (splendido filo di Arianna nelle labirintiche vicende) invecchiata catastroficamente. Un mosaico che si presenta spezzato e frammentato, non facile da ricostruire, gli eventi sono discontinui e non sempre collegati: eppure funziona, perché riesce, in barba alla convenzionalità presente/passato/futuro a far riflettere "in pausa" nello spazio vuoto che ogni tanto ci è concesso per pensare. 

Gioiello di tutto il libro il capitolo "Le grandi pause del rock", slides di PowerPoint scritte da un ragazzino "difficile", incredibile metafora di un tempo liberato. 



Perchè il senso di tutto, un anno dopo l'altro, è la mutevole nozione di noi stessi.


Miriam Toews, I miei piccoli dispiaceri, Marcos y Marcos

Struggente dissezione dei dolori e delle debolezze di ciascuno di noi, un tema delicatissimo trattato con una leggerezza garbata quasi impossibile da credere. Tra i frammenti di una famiglia devastata dai pregiudizi di una comunità chiusa e giudicante, emerge una forza nutrita dall'amore, dalla passione e dalla tenacia; nonostante questa incrollabile voglia di vivere a pieni polmoni (o forse proprio per questo) l’esistenza pulsante che prorompe in maniera entusiasta da tutti i pori ad un certo punto si infrange e crolla. Un'autopsia dei sentimenti umani familiari delicata e comunque speranzosa, paradossalmente un inno alla vita e ai legami che resistono e ci fanno resistere. 

Una scrittura che soffia in bolle di sapone traslucide le gioie e le stanchezze; le protagoniste (una madre e le sue due figlie) insegnano che l'unico filo a legare strette le esistenze, sottilissimo e forte allo stesso, è l'appassionata condivisione di tutti i sentimenti che ci attraversano, buoni e cattivi.



Buon 2017
Emma & Valeria









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