domenica 31 dicembre 2023

Best of 2023


Senza supponenza né sicumera, ma solo per il priscio* di dire la mia, chissà possa servire a qualcuno, elenco le letture TOP 5 dell'anno che sta per concludersi.

1) Cormac McCarthy, dilogia Il passeggero e Stella Maris, per i motivi di cui sopra.
Ci mancherà, Cormac ...

Il punto è che centomila anni fa qualcuno è saltato su nel letto in veste da camera e ha detto Porca Merda. Si fa per dire. Ancora non possedeva un linguaggio. Ma quello che aveva appena capito era che una cosa può esserne un'altra. Non somigliarle o agirla. Esserla. Incarnarla. I ciottoli possono essere capre. I suoni possono essere cose. Il nome dell'acqua è acqua. Quello che a noi sembra irrilevante in virtù dell'abitudine in realtà è il concetto fondativo della civiltà. Il linguaggio, l'arte, la matematica, tutto. In ultima analisi il mondo stesso e tutto ciò che contiene. E mi pare di capire che la cosa più importante sia la matematica.
Beh, sono una matematica.
Quindi Dio è un matematico? 
Dio non sa fare due più due, zero e uno sono tutto ciò con cui gli è ha dato lavorare. 
Il resto siamo noi.

 

2) Italo Calvino, Gli amori difficili: quindici avventure che risalgono agli anni Sessanta del secolo
s
corso, eppure queste novelle di una bellezza rarefatta, simile a quella che si potrebbe ammirare nelle foto impossibili fatte ai sogni, raccontano ancora, forse anche meglio, gli amori, o perlomeno quelle parole e quei silenzi che definiscono, insieme, da sempre, le relazioni tra le persone. 
Perché si può amare anche non incontrandosi mai, rimanendo assenti se non sulla pelle e nella mente dell'altro, e si può definire amore anche quel voyeurismo dell' avventura che nasce tra gli sguardi. 
La poetica visiva di Calvino regala al lettore immagini di un soldato e una donna all'interno di un vagone ferroviario, di un bandito e e della sua compagna, evoca la solitudine della nudità, ci sorprende con l'inattesa audacia di un comune impiegato, con ciò che realmente vede dietro l'obiettivo un fotografo;  dipinge quasi la comune miopia di ogni amante e insieme quell'esaltazione che, sola e benedetta, sentiamo davvero di definire vita, mentre gli anni scorrono. 
Il valore incantevolmente simbolico di questi quadretti sta nel tentativo di un "poeta" contemporaneo di descrivere ciò che si può provare senza argomentare sui sentimenti  ma solo usando poche parole nude, poiché 
non a tutti è dato fissare con gli occhi aperti e il sole è solo lì, davanti a noi, e non può essere tradotto in nient'altro, forse nemmeno in un ricordo.

3) Amos Oz, Giuda: il
 tradimento più famoso della storia.

Yehuda, colui che lodava Dio, consegna il Cristo a Ponzio Pilato per trenta denari.

Ma esiste un Vangelo apocrifo che racconta una storia diversa e presenta l’Iscariota come 

colui che conosceva la Verità come nessun altro e per questo ha realizzato il mistero del tradimento, in seguito al quale tutto, in terra e in cielo, rimase sconvolto: la consegna alle autorità romane fu in realtà concordata segretamente e il gesto di Giuda non fu altro che un atto di obbedienza per permettere la vera e unica redenzione possibile.

In questo romanzo ambientato a Gerusalemme negli anni Sessanta, un giovane studioso si ritrova ad ascoltare una storia misteriosa e diversa che non è solo il punto di vista ebraico della figura di Giuda nel Cristianesimo ma anche una profonda disamina di se stesso, poiché tradimento è anche assenza e tutto il dolore di un amore perduto, forse quello di una intera civiltà. Shemuel lascia l'università e inizia a lavorare come persona disposta a tenere compagnia ad un colto settantenne che vive con una misteriosa e affascinante donna. 

Un memorabile terzetto che tra le mura di una casa fuori dal tempo consumano dialoghi bellissimi, sulla vita, sulla storia di Israele e sulle religioni, sull'amore e sulla letteratura, sempre con un tono mai meno che colto e ironico, senza tuttavia pesantezze o barocchismi accademici. 


In fondo, l'amore somiglia moltissimo all'odio e gli è più prossimo di quanto non si pensi normalmente.Thomas Mann ha scritto da qualche parte che l'odio non è altro che amore con il segno meno. Il padre di Atalia sognava che ebrei ed arabi si sarebbero amati gli uni con gli altri, bastava risolvere le incomprensioni. Ma si sbagliava di grosso. Tra ebrei e arabi non c'è e non c'è mai stata nessuna incomprensione. Al contrario. Ormai da qualche decennio c'è piuttosto un'intesa perfetta e assoluta: gli arabi di qui sono legati a questa terra perché è l'unica che hanno, non ne hanno nessun' altra, e noi siamo legati a questa terra per la medesima ragione. Loro sanno che noi non ci rinunceremo mai e noi sappiamo che loro non ci rinunceranno mai. Pertanto, ci siamo capiti benissimo. Non ce n'è mai stata incomprensione. Ti dico anche che malgrado tutto quello che ho detto prima, beati i sognatori e sventurati coloro che hanno gli occhi aperti. I primi non ci salveranno di certo, né noi né i loro discepoli, ma senza sogni e senza sognatori la maledizione sarebbe mille volte di più. È per merito dei sognatori se anche noi, disincantati, siamo un po' meno di pietra e disperati di quanto saremmo senza di loro. E adesso per favore portami un bicchiere d'acqua che riprendo a leggere Gogol. Lui sapeva quasi tutto quel che c'è da sapere su come siamo fatti. Sapeva e si spanciava dal ridere. Ma tu è meglio se non lo leggi. No. Tu, leggi Tolstoj, piuttosto. È molto più adatto a te. Portami per favore il cuscino che sta sul divano, grazie. Tolstoj è quanto di meglio esista per i sognatori.
Non credevo ai presagi quando l'ho letto, ben prima del 7 ottobre di quest'anno ...

4) Stephen King, OssessioneRage (titolo originale) vide la luce nel 1977 ma non ebbe grandi riscontri di vendita.

Scritto almeno dieci anni prima, quando l’autore era all’ultimo anno di liceo, King ripubblicó questo libro nel 1985 utilizzando per la prima volta lo pseudonimo Richard Bachman.

Era all’interno di una collana chiamata The Bachman Books nella quale c’erano anche La lunga Marcia, Uscita per l’Inferno e L’uomo in fuga.


Nel 1998 King chiese di interromperne la pubblicazione e Rage non fu più stampato.

Questo perché in California, a Washington e nel Kentucky accaddero dei terribili episodi di cronaca nera che videro protagonisti studenti (molti hanno visto l’epilogo di questa catena nel massacro della Colombine High School del 1999): per pianificazione degli eventi, queste stragi ricordano molto la trama di questo libro (la cui lettura, peraltro, accomunava gli autori degli episodi e questo fece esplodere una violenta polemica contro King).


Lo stesso King ha più volte sostenuto che sia un bene che il testo sia ormai fuori catalogo, ma ha anche sottolineato, in una delle molteplici interviste che ha rilasciato sulla tormentata storia di questo "libro maledetto", ("non lasci una tanica di benzina dove un ragazzino con inclinazioni alla piromania può mettere le mani", in Guns, che ho letto subito dopo) che non fu certo la lettura del suo romanzo a renderli assassini, erano già distrutti per le loro tristi vicende familiari e adolescenziali.


Il libro è bellissimo, lo dico subito: contiene delle verità che da adulti tendiamo a dimenticare, cioè tutte le sofferenze dell'adolescenza, insieme ad una lucidità spietata su quanto gli adulti stessi facciano danni terribili ai ragazzi. La storia narra di un diciassettenne (è scritto in prima persona) che un giorno irrompe nell'aula di Algebra, fa fuori la professoressa e sequestra i suoi compagni di classe. Da quel momento, "la svolta": tutti sono costretti a fare i conti con i propri inferni personali, mentre gli adulti impazziti intorno, dal preside, ai poliziotti, ai negoziatori che assediano la scuola fingono di essersi dimenticati che sono cresciuti ricordando ogni parola di disprezzo ed ogni schiaffo.

E' uno dei libri migliori di King: personalmente, lo farei leggere a qualsiasi persona abbia a che fare con adolescenti, si tratti di genitore o educatore. 

Gli astronomi chiamano terminatore quella linea di demarcazione tra la luce e le tenebre. L'altro lato dice che l'universo ha tutta la logica di un bambino mascherato da cowboy per Halloween con le viscere e il suo sacchetto di caramelle spiaccicate per più di un miglio di interstatale 95. Questa è la logica del napalm, della paranoia da valigie bomba portata in giro da allegri arabi, di un carcinoma sviluppatosi a casaccio. È una logica che divora se stessa. Dice che la vita è un gioco ai quattro cantoni, dice che la vita rotola con la stessa estetica casualità della monetina che si lancia per vedere chi deve offrire da bere. Nessuno va a guardare quell'altro lato se proprio non c'è costretto e lo posso ben capire. E non mettiamoci a dire che è una follia, perché è tutto perfettamente normale e sano e tutto quello che è sulla dalla norma non accade solo fuori. È anche dentro di voi, in questo preciso istante, a crescere al buio come funghi magici. Chiamiamolo la cosa in cantina.

5) Marcello Fois, Del dirsi addio gialli, in generale, insegnano a cambiare punto di vista; a sovvertire le logiche; a non sentirsi sempre degli dei, come Zeus che 


aveva un curriculum di tutto rispetto, in quanto a essere uno che non sopportava l’idea di non poter fare qualcosa, caratteristica che poi ha trasmesso a miliardi di umani.

Dovrebbe essere un noir, questo romanzo incentrato sulla sparizione di un bambino, ma quel che davvero accade è il caleidoscopico fiorire di sentimenti e interiorità, il deflagrare di silenzi e cose taciute, il rimettere in gioco il passato per ridiscutersi al presente: un’implosione che coinvolge tutti i personaggi, il commissario che indaga, i genitori del piccolo, le loro storie, i loro amori e rancori, ciò che avrebbero dovuto essere in una terra primigenia da cui comunque emersero, millenni prima. Una grande storia, ben congegnata e perfettamente cesellata, pagine intense, piene e profonde, sia che si parli dell'indagine sia che si passi attraverso le intricate e connesse relazioni che legano protagonisti e comprimari. 


Il tutto con la magica penna di Fois. Che mi piacesse la sua scrittura lo so dai tempi di "Stirpe" (epico), "Quasi grazia" e dal "Manuale di lettura creativa". 

Tu insegui un sogno disperato, questo è il tuo tormento. Tu vuoi essere, non sembrare di essere. Essere in ogni istante cosciente di te, e vigile. E nello stesso tempo ti rendi conto dell' abisso che separa ciò che sei per gli altri da ciò che sei per te stessa, e provoca quasi un senso di vertigine, un timore di essere scoperta, di vederti messa a nudo, smascherata, riportata ai tuoi giusti limiti. Perché ogni parola è menzogna, ogni gesto falsità, ogni sorriso una smorfia.


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*priscio: termine barese che indica gaudente contentezza,  gioia contagiosa che vale solo se condivisa, ottativo entusiastico per qualcosa che verrà. 

In una parola, tutto ciò che vi auguro per il 2024.

Buon Anno

giovedì 28 dicembre 2023

Le Liste dei Buoni Propositi


Non amo i buoni propositi, le date fatidiche e i bilanci.


Non mi piacciono nemmeno le liste da spuntare, gli elenchi e i memorandum: ma mi servono, perché se non traccio percorsi, segnando su mappe mentali rifugi e recinti, scappo alla prima occasione per rientrare nel Caos primordiale da dove provengo.


Che non è un male a prescindere: ma è un po’ come quando ci si alza la mattina, che occorre lavarsi e vestirsi prima di iniziare la giornata, mica tuffarsi nudi nella vita senza sapere bene cosa andarci a fare, se non esclusivamente vivere.


Ecco. 

Esclusivamente vivere.


Direi di ripartire invece proprio da qui. 


Da quanto mi è mancato in tutto questo lunghissimo anno (sto per fare un bilancio, ahimè) avere tempo da spendere in ciò che non fosse un mettere in ordine, sistemare, aggiustare. 

Avrei voluto invece non sapere bene cosa fare in molte e di molte giornate, senza quella mano alla gola della della spunta da mettere ai TO DO inesorabili e imprescindibili e necessari e obbligatori. 

Insomma, vorrei recuperare un Caos buono (e questo è un proposito per il 2024) nel quale gigioneggiare per ore, grazie al quale stupirmi di cose che accadono senza che le preveda e organizzi; il Caos creativo regno dell’inedito, delle cose fatte di getto, quello delle risate spontanee e del prendere a destra invece che a sinistra al solito incrocio. 


Per cui l’accetto pure l’idea di buttarla giù, questa lista, stamattina: ma non voglio che sia un elenco ordinato. 

Voglio scrivere in mezzo e non sui righi (fuori sarebbe anche meglio) cose da fare senza scadenze, progetti senza deadline, attività inutili ma gioiose, viaggi (anche fuori di testa senza programmare voli e alberghi) e soprattutto letture&libri.


Che mi sono mancati assai assai: per cui scriverò pure dei più belli tra i pochi che ho letto, di quelli che usciranno il nuovo anno e vorrei leggere, insomma inizio la lista dei buoni propositi 2024 da qui.


Da Apoteche, dalla Farmacia Letteraria dove oltre che terapie per malanni vorrei mettere sugli scaffali pillole rosse per tane di Bianconigli  e pozioni magiche e tante meraviglie. 

Che ho bisogno di tornare a stupirmi. 


ERGO: 


To Read (o prima TBR dell’anno nuovo, come dicono i “cciovani”): nella foto regali natalizi e non per aprire i recinti.

  • Ben due Cărtărescu, autore amatissimo della farfalla di Bucarest (si veda la trilogia Abbacinante, della quale mi mancano ancora un'ala e il corpo): Melancolia per La nave di Teseo, fresco di stampa, e Travesti per Voland che risale al 2000. Che dall'Est arriva la nuova letteratura, sempre, che poi non è altro che la vecchia raccontato finalmente bene e in lingua nuova. 

  • Veronica Raimo, La vita è breve eccetera, undici irriverenti racconti per Einaudi, 2023, che i racconti bisogna SEMPRE leggerli.

  • Un Baricco ci sta sempre bene. Soprattutto l'ultimo: Abel, Feltrinelli.

  • Con Bret Easton Ellis devo fare pace, con i suoi anni Ottanta e i serial killer, soprattutto: quindi le ultime sue 750 pagine di opportunità in Le schegge, Einaudi.

  • L'ora di greco, della coreana Han Kang: ancora una lingua "nuova" per ricordare quanto siamo linguaggio e quanto Platone abbia insegnato non solo all'Occidente. Anche questo ultima pubblicazione della scrittrice de La vegetariana per Adelphi. 

  • Domicilio sconosciuto è un omaggio all'eterno gioco reale/immaginario che è tutta la letteratura latinoamericana, un istituto di specchi e labirinti disegnato dal bravissimo Funetta in cui si incontrano i grandi scrittori dell'altro Sud del mondo. Utet, 2023

  • Un altro coreano: Cheon Myeong-Kwan è arrivato finalista all’International Booker Prize 2023 e questo è uno dei romanzi più amati in Corea del Sud, picaresco romanzo che racconta in chiave grottesca la trasformazione di questo paese, gran bel colpo editoriale di edizioni e/o: Whale.

  • Infine, un gotico vintage di Alexandre Dumas, gioiellino per la mente e per gli occhi grazie alla straordinaria cura editoriale di Abedizioni. Uno tra i suoi primi romanzi, scritto nel 1883: ambientato in una abbazia e con protagonista una giovane donna spettrale, Pauline, ad animare una indagine inquietante e avvincente intorno ad una vicenda oscura e segreta.  

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