mercoledì 26 novembre 2014

Bibliopillola n.10: Contro la violenza




Questa bibliopillola è una poesia; perché la lirica concisione di questi pochi versi mi é sembrata un gioiello raro, di una bellezza così immediata da dare gioia agli occhi e al cuore riversandola in un sorriso che è la risposta.

Quella da dare alla violenza.
Ieri si celebrava la giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, designata nel 1999 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Quindici anni or sono, eppure resta imperterrita argomento di cronaca, vissuto quotidiano, straziante attualità. Una battaglia. Ma va combattuta con altre armi.
Siamo fermamente convinte che si debba partire dalle bambine e dai bambini, offrendo loro un modo (non una educazione, no, proprio uno stile di vita da tener come esempio e nel quale vivere e crescere dall'inizio) di sviluppare personalità e identità fuori da ogni ruolo preassegnato culturalmente e storicamente.


Fuori dagli schemi, dalle aspettative, dal necessario consenso.
Fuori dal ruolo di madri esemplari ad ogni costo, di bellezza ad ogni costo, di mogli perfette ad ogni costo; fuori da pregiudizi sessisti, da posti predefiniti in società, da differenze di genere deboli e forti, attive e passive, sottomesse e dominatrici. Fuori dai canoni di accettazione legati alla docilità, alla sobrietà, alla sopportazione, etichette appiccicate alla funzione 'madre', che prima di essere tale deve crescere 'figlia' bella e brava, 'sorella' remissiva, 'fidanzata' fedele e affidabile.
La violenza (qualsiasi tipo di violenza) è una questione di cultura: piacere a tutti i costi significa diventare ciò che non si é. Siamo state cresciute da donne che forse non hanno mai saputo quello che erano, troppo occupate a farsi approvare; siamo immerse in una mentalità che porta come modelli Barbie e pistole giocattolo, nella quale i bimbi che piangono sono femminucce da disabituare all'emotività. Queste sono le prime forme di violenza: crescere così, fra modelli, urla e mura domestiche fatte di consolidati copioni da replicare, porgendo facce e facciate che non sono le nostre. Messi in condizione di non sapere nemmeno che volto abbiamo.

Da donne, innanzitutto donne, e poi (solo poi) mogli, madri, sorelle e figlie abbiamo il dovere di vivere con altre donne e uomini nel nome del sacrosanto diritto di essere ciò che siamo. Decidendolo, non adeguandoci. Prendendo per mano i nostri uomini, padri, mariti, fratelli e figli, e sorridendo con loro mentre imparano a non aspettarsi niente da noi se non il nostro amore e la nostra fiducia.

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Scalinata Chiesa San Domenico - Tricase - 25/11/2014

Sempre questa sensazione di inquietudine
Di attesa d'altro.
Oggi sono le farfalle e domani sarà la
tristezza inspiegabile,
la noia o l’ansia sfrenata
di rassettare questa o quella stanza,
di cucire, andare qua e là a fare commissioni,
e intanto cerco di tappare l’Universo con un dito,
creare la mia felicità con
ingredienti da ricetta di cucina,
succhiandomi le dita di tanto in tanto,
di tanto in tanto sentendo che mai potrò essere sazia,
che sono un barile senza fondo,
sapendo che “non mi adeguerò mai”,
ma cercando assurdamente di adeguarmi
mentre il mio corpo e la mia mente si aprono,
si dilatano come pori infiniti
in cui si annida una donna che avrebbe
voluto essere
uccello, mare, stella,
ventre profondo che dà alla luce Universi
splendenti stelle nove...
e continuo a far scoppiare pop corn nel cervello,
bianchi bioccoli di cotone,
raffiche di poesie che mi colpiscono
tutto il giorno e
mi fanno desiderare di gonfiarmi come un
pallone per contenere
il Mondo, la Natura, per assorbire tutto e stare
ovunque, vivendo mille e una vita differente...
Ma devo ricordarmi che sono qui e che
Continuerò
ad anelare, ad afferrare frammenti di chiarore,
a cucirmi un vestito di sole,
di luna, il vestito verde color del tempo
con il quale ho sognato di vivere
un giorno su Venere.
Gioconda Belli -  Sempre (da "L'occhio della donna")


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