martedì 20 settembre 2016

Bibliopillola n.14: Dell'uso della storia per il presente

Juan Gabriel Vásquez, La forma delle rovine

Che la Storia, grande passione delle farmaciste, sia un elemento imprescindibile di conforto e sollievo, è fuori discussione; anche se guardarsi indietro non è sempre lenitivo, rispetto a ciò che si vive. Anzi, spesso può disorientare, alienare, farci sentire estranei all'esistenza. Risulta facile, nonché comodo, farsi avviluppare da ciò che è trascorso, da chi è stato prima di noi, per sentirci protetti, accuditi, rassicurati. Dimenticandoci, purtroppo, di essere nel tempo in cui siamo. Invece la grande sfida che l'amore per ciò che è stato ci lancia è proprio vivere il presente, e gliene dobbiamo necessariamente essere grati, anche laddove fosse un insieme di brutti ricordi o tragiche esperienze. Consapevolmente. Con coraggio, anche (ma forse soprattutto) quando non se ne hanno le forze o non ci si riconosce eroi. 
Quando poi la storia si fa letteratura, fondendo il passato reale con l'immaginazione, dando vita a romanzi che hanno il potente respiro del tempo e l'incanto della narrazione, allora diventa innegabile la sua valenza: che non è solo di divertissement, per dirla con i filosofi (stordimento, piacevole oblio, distrazione). Diventa un corroborante, fa erigere la colonna vertebrale e alzare il mento, respirare a pieni polmoni e guardarsi intorno con la convinzione di chi può e deve essere artefice del proprio tempo. Non subirlo. Non accettarlo passivamente. Non lasciare che sia solo ed esclusivamente nelle mani degli altri. 
Questo non è un libro facile da leggere, 500 pagine che spaziano dal 1914 ad oggi, ripercorrendo l'epica, drammatica e misconosciuta storia colombiana fatta di pesanti rovine: violenze, dittature, menzogne di stato, connivenze, milioni di vittime. E' faticoso seguire le rocambolesche vicende  accadute in questa nazione sudamericana e la pesante eredità che hanno lasciato a chi ancora ci vive scontandone i misteri irrisolti, i depistaggi, la giustizia infangata di tutto un secolo alle sue spalle. É una lettura che richiede un tempo spesso: i protagonisti ci convincono pian piano a tessere le fila di una serie di cospirazioni che sembrano provenire da strade storiche diverse ma che invece si scoprono collegate tra loro; al racconto fatto in prima persona spesso si sovrappongono cronache, atti processuali, memorie, diari, intrecciandosi con le biografie di altri personaggi portanti, e si è tentati di tenere accanto carta e penna, come se si studiasse, come se si investigasse insieme al narratore e si cercasse il bandolo di una matassa che invece di sciogliersi si imbroglia sempre più. Il ritmo è tenuto dalla storia di un uomo ossessionato dalle verità non dette, da teorie di complotti, dalle reliquie del suo passato: eppure da queste rovine confuse e mischiate verrà fuori, insieme alla toccante vicenda di un uomo ghermito dalla volontà di sfidare le teorie ufficiali, un paese che lotta con la stessa determinazione  di chi oggi vuole restituirgli una dignità sottratta. 
Alla gente bastava e avanzava conoscere le cose come erano veramente accadute e non interessava loro conoscerle come sarebbero potute accadere. Eppure, quella era l'unica cosa che interessava a me della lettura dei romanzi: l'esplorazione di quell'altra realtà, non della realtà di ciò che veramente accadde, non la riproduzione romanzata di eventi veri e verificabili, ma il regno della possibilità, della speculazione, o l'intromissione che compie il romanziere in luoghi che sono vietati al giornalista e allo storico
Juan Gabriel Vásquez scrive sempre in modo da trascinare chi legge fra le righe, con uno stile appassionato, sentito, anche se talvolta rallentato dalle lunghe digressioni storiche. La sensazione di totale coinvolgimento nelle vicende narrate è frutto della sua capacità stilistica e si esce da libri come questo rinvigoriti e rafforzati oltre che con una conoscenza più ampia di storie lontane.
Un tonico: una infusione di risolutezza che sembra più che mai necessaria anche in questo emisfero e,  comunque, nelle vite di ognuno di noi. 

2 commenti:

  1. La storia è il filo rosso della mia vita e sono curiosissima di leggere quella a me poco conosciuta. Con questa recensione mi hai incuriosita anche se non noto, come altre volte è accaduto, una passione travolgente per questo testo! Molto razionale. Le ossessioni di Vàsquez ti hanno toccato relativamente o non ho capito nulla io?

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  2. No no, a me ha coinvolto. Ma riconosco che è un libro che richiede tempo e pazienza, perché complesso e denso. Ho conosciuto Vasquez con "Le reputazioni" che mi fulminó, qui la struttura del testo non concede passioni immediate ... È un innamoramento lento :)

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