Un altro bugiardino estivo per un libro che ci ha davvero colpito.
Sono Dio, G. Sartori, NNEditore
Dio in persona: proprio Lui, che decide di mettersi a scrivere. Un protagonista che certo non avrebbe bisogno di raccontare e raccontarsi perché racchiude in Sè il Tutto: invece inciampa in una banalissima (ma non troppo) vicenda su un banalissimo pianetino di una galassia periferica su cui gli è caduto casualmente l'occhio divino (se così si può dire, Dio è ovunque e non ha certo occhi); e dunque decide di testimoniare questa stranissima e assurda curiosità prendendo a prestito lo stretto e asfittico linguaggio di questa specie davvero mal riuscita. Malauguratamente, e chi scrive lo sa bene, ció lo rende dannatamente vicino e simile agli umani: si mette a nudo, le parole lo vincono e sconvolgono, la meschinità della ristrettezza sintattica lo costringe a dire cose che non sapeva di poter pensare. Lo spaccato di vita terrestre dal quale Dio è avviluppato è incredibilmente colorito e caricaturale, e proprio per questo esageratamente umano: è attratto da una biologa ricercatrice biker/punk/ninfomane e intransigentemente non solo atea ma anticlericale; intorno a lei una vegan/ecologista/animalista, ex figli dei fiori ultra sessantenni, buffi cicisbei universitari e vescovi pedofili. È davvero difficile rendere simpatico un Dio ma questo è proprio irresistibile: è curioso, presuntuoso, ogni tanto commuove perché ancora si stupisce di Se stesso e del suo creato (memorabili le descrizioni dell'universo "in cui vive", le passeggiate tra nebulose e buchi neri, le descrizioni degli incanti di un cosmo che non conosciamo); se la ride dell'ateismo perchè può in qualsiasi momento (ma non ne abusa) divertirsi scatenando disastri e apocalissi e destra e a manca ("tragiche casualità..."); odia profondamente la Chiesa e le religioni ritenute espressioni di quel Male che sembra essere la caratteristica migliore di questa creazione che gli è proprio riuscita pessima e che si è votata ("Io in fondo non ho fatto più niente dopo averli creati") all'estinzione.
Il Logos alla fine prevarrà sull'infatuazione troppo umana (altrimenti che Dio sarebbe?) lasciando a noi un libro davvero originale e scritto molto bene: in maniera brillante, forbita senza essere stucchevole, divertente e colta.
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