venerdì 29 settembre 2017

Bibliopillola n. 23: Per non perdere la capacità di assaporare


Laia Jufresa, Umami, SUR


Il sapore della vita è inconfondibile perché li mischia tutti: l'amaro del dolore, il dolce dei sogni, dei progetti e dell'amore, il salato della curiosità e delle novità, l'acido delle delusioni e dei dissapori. 
È la vita stessa l'umami, il quinto indefinibile fra i gusti, che li amalgama  tutti insieme per creare un saporito indiscernibile e unico. 
Bella la scrittura che guida appassionando tra le vicende dei personaggi, vicini di un comprensorio in cui si condivide un cortile e le vite si fondono e intrecciano; la trama non è lineare, salta tra passato e presente, da un appartamento all'altro, lasciando che siano gli stessi protagonisti a presentarsi, a rivelare ciò che li unisce. 
E finisci per amarli tutti gli abitanti di "Villa Campanario", perché nel cortile sul quale si affacciano tutte le case c'è una campana di bronzo
e tutti quelli che vivono qui devono saltare il batacchio della campana per entrare e uscire dalle loro case
Come un pegno da pagare, come un gioco da fare insieme. 
Ho amato l'antropologo Alfonso Semitiel, il proprietario di tutto il comprensorio, il suo struggente racconto delle quotidiane idiosincrasie di un matrimonio come tanti, unico come tutti. 
L'adolescente Ana affacciata sulla vita che già la prende a schiaffi, la sua amica Pina alla ricerca di una madre che non la vuole, la giovane Marina che crea i colori per sfuggire al nero che si porta dentro, e tanti altri che ruotano intorno portando ricordi, agganci con il passato, fantasmi e viventi, la nonna "gringa" americana, la cardiologa superstiziosa, il padre musicista che prova ancora ad accordare una famiglia: tutti attori superlativi, camei che completano un quadro originale, commovente, impossibile da raccontare, come l'umami.

Un sapore che satura ma non si fa distinguere, irrisolto, complesso ma
 allo stesso tempo chiaro e tondo
come la vita di quelli che resistono meglio che possono. 

Fa da scenario una Città del Messico raccontata nelle sue mille contraddizioni, antica e moderna insieme, le vestigia di una città coloniale inghiottite da una capitale frenetica e disordinata, un crocevia di tradizioni e culture che spuntano ovunque tra le pagine, come il mais, i fagioli e le zucche della milpa, il magico amaranto, i tomatilli.

Le pagine della Jufresa si aprono su un mondo lontano e pressoché sconosciuto, ma al quale ti avvinghi già dalle prime righe, in nome di quella universale condizione degli individui che restano ancora disposti ad amare disperatamente quella stessa vita che può decidere di colpire duro. 
Imperdibile.


Nessun commento:

Posta un commento

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
Le informazioni contenute in questo blog, pur fornite in buona fede e ritenute accurate, potrebbero contenere inesattezze o essere viziate da errori tipografici. Gli autori si riservano pertanto il diritto di modificare, aggiornare o cancellare i contenuti del blog senza preavviso.
Gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy e, in ogni caso, ritenuti inadatti ad insindacabile giudizio degli autori stessi.
Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi.
Gli autori del blog non sono responsabili dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.