giovedì 8 maggio 2014

Bibliopillola n. 5 - Confezione famiglia



Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo
Iniziava in questo modo Tolstoj il suo racconto delle vicende familiari e romantiche di Anna Karenina e, pur portandomi dentro un pezzetto di Anna, concordo solo in parte con il punto di vista dell'Autore.
Perché, seppure convinta che ogni famiglia sia infelice a modo suo, sono altrettanto convinta che le famiglie felici siano semplicemente famiglie che hanno trovato la loro personale strategia per affrontare l'infelicità, fosse pure quella di negarla.
Il commento di Nina al post La cura di qualche giorno fa mi ha fatto riflettere parecchio: sull'utopia della famiglia mulinobianco, sull'estrema mobilità di quelli che ognuno di noi considera i confini della propria famiglia (dal nucleo minimo della coppia ad intere e vaste generazioni), sul fatto che molti di questi legami, imposti, finiscano spesso per appesantirsi di sensi di colpa, ricatti morali, dispetti e vendette che finiscono per trasformare le relazioni in catene e avvelenare quel poco di vita che abbiamo.
E alla fine del giro torno sempre lì: le aspettative. Quanto è enorme il bagaglio di cose che ci aspettiamo, desideriamo, vorremmo dagli altri.
... vorrei che mio padre mi avesse dato questo, che mia madre avesse fatto quest'altro, che i miei cugini fossero così o i miei fratelli cosà...
Sono le aspettative a rovinarci la vita. Non possiamo fare a meno di averne, ma se solo provassimo a vedere che sono "cosa nostra", parte di noi e non dell'altro, forse potremmo iniziare a vedere l'altro per quello che è: un essere umano, fallibile, imperfetto, tanto quanto noi, che non può fare a meno di essere quello che è. 
Anche se noi vorremmo qualcosa di diverso.
Un viaggio dentro se stessi complesso, lungo e difficile.

La letteratura è ricca di saghe familiari, perle di letteratura, a volte pesanti sia per peso cartaceo che per le vicende ed i temi narrati ed affrontati, ma per questa bibliopillola ho scelto una strada diversa, proprio con l'intento di alleggerire, di provare a spezzare qualche catena, o almeno provare a portarla con maggiore freschezza. Ho scelto un libro che si fonda sulla ricerca a tutti i costi di legami familiari che mostra alla fine che, a volte, questi legami... vabbeh! Un bicchier d'acqua e giù!

La bibliopillola n. 5, per Nina e per chiunque abbia una famiglia :D
Le luci nelle case degli altri, Chiara Gamberale

8 commenti:

  1. Che meraviglia questa bibliopillola! Un libro che anche in me ha lasciato un segno indelebile. Grazie per avermelo fatto ritrovare fra i mille romanzi che girano in testa :D

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  2. mah... e dico: mah...
    per ingoiare questa bibliopillola secondo prescrizione delle farmaciste, occorrerebbe, secondo me, condividere un codice semantico, diverse connotazioni e presupposti. oppure accettare che ci sia la possibilità, quasi ad ogni riga, di numerose diverse interpretazioni. Il concetto di felicità; quello di famiglia; quello di amore; quello di legame. Felicità...che magari come attributo connotativo di una famiglia potrebbe meglio essere intesa come armonia, serenità, pace. O è di più? ma uno stato di grazia può perdurare tanto da diventare un tratto? Mah.
    to be continued dopo pranzo....

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    1. in parte ti ho risposto di là, su fb, ma come sempre mi fai riflettere... mi prudono le dita... credo che ne verrà fuori un altro post :)
      V.

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  3. Ho sempre ritenuto il concetto di famiglia come qualcosa di non del tutto naturale, a meno che non si parli di congiunti che ci si assume la responsabilitá di aver scelto. Per il resto, si tratta di convivenze da accettare tout court, con una aggravante legata ad un bagaglio culturale e morale che appesantisce qualsiasi componente relazionale tra i diversi membri, con potenziali devastanti di sensi di colpa. Mi ha sempre spaventata l'idea di destinalitá, legata alla famiglia, una ineluttabilitá che spesso forza legami che altrimenti non stringeremmo. Da genitori, fratelli e sorelle non si divorzia.
    Eppure... Come si fa a non aspettarsi qualcosa dagli altri, soprattutto da coloro che tutta la nostra cultura ci insegna a vedere non come esseri umani e fallibili ma come guide, consiglieri e protettori, amanti eterni o fedeli germani?
    Infine: é vero, é da noi stessi che partono le richieste di affetto, protezione, lealtá, integritá perenni, si tratta di ció che NOI vogliamo dagli altri.
    Ma come si fa a bastarsi?

    (Emma, a margine.. E mi sa che mi tocca assumere con urgenza la bibliopillola :)

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  4. Emma, come si fa?
    Non si fa!
    :)

    Non avere aspettative è impossibile, credo, così come bastarsi. La consapevolezza però aiuta... poi, lo sai... è un lavoro lungo, da fare prima di tutto su se stessi (anche come professionisti... :P)
    V.

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  5. Vi leggo, rifletto. I pensieri, veloci e poco chiari, si affollano e sono uno il contrario dell'altro... Ho sempre profondamente creduto che la famiglia sia il perno più importante della nostra vita. L'aria che respiriamo quando veniamo al mondo è intrisa dei sentimenti delle persone che ci accolgono con amore, i nostri genitori, e ci nutriamo anche dell'energia che ci circonda, che è vitale per noi. Poi i fratelli, le sorelle, i nostri compagni di vita quotidiana, crescere insieme, volersi bene ma non sempre....e anche questo plasma la nostra capacità relazionale, sebbene la fonte più importante siano i genitori. Sono madre e sono consapevole di questo. Sento, anzi, ho sempre sentito forte il senso di appartenenza al "nucleo". Ed è vero quello che scrive Emma, le aspettative ci sono: come non aspettarsi aiuto, conforto, consigli dalle persone con cui si è cresciuti, che magari non ti conoscono davvero per come sei, ma le ami e ti senti responsabile nei limiti delle tue possibilità, e pensi di poterti fidare.... Adesso che mi rendo conto che questa è la mia visione personale che non coincide con quelle degli altri membri della tribù, cercherò di scrollarmi da dentro questo condizionamento. Ma i legami familiari sono forti, ci vorrà tempo e comprensione (di sè, prima di tutto...). Qualcuno dice che la famiglia è quella che scegli, non quella in cui nasci. Io non credo alla casualità degli eventi. La famiglia che ci è capitata è quella che ci calza a pennello perchè si possa evolvere e lavorare su se stessi... Credo ci voglia una vita! Intanto porto a casa la mia bibliopillola....e continuo a meditare.
    Un abbraccio a entrambe e grazie infinite!
    Alla prossima condivisione.
    Nina

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    Risposte
    1. Nina ti leggo e per l'ennesima volta penso quanto sia bello incontrare persone sempre nuove e scoprire ogni volta la ricchezza e la diversità di esperienze ed emozioni. Non so se la famiglia che ci è capitata è quella che ci calza a pennello o quella che, insieme, ci siamo costruiti. Non so nemmeno se è importante saperlo, ma indipendentemente da come la pensiamo sento profumo di apertura alle esperienze nelle tue parole. E mi piace.
      Stai con noi! È bello confrontarsi.
      V.

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