domenica 4 maggio 2014

La Cura

Riflettevo sulla Cura.
Interessamento solerte e premuroso che impegna sia il nostro animo sia la nostra attività. Così chiosa il vocabolario Treccani. 
Provvedere alle necessità e alla conservazione di qualcuno. 
Prestare riguardo e attenzione, impegno, zelo e diligenza
Quante parole belle: suoni che evocano, se li ripeti scandendoli sillaba per sillaba visualizzi una casa, un fuoco acceso e una coperta rimboccata, un sorriso, un abbraccio, un regalo, una stretta forte, un riparo. Ma constato con riluttante amarezza che abbiamo imparato ad accontentarci della loro eco. Abbiamo dismesso i panni di chi si adopera, si fa carico, si occupa dei propri cari: é qualcosa che richiede fatica, vera, fisica, ma anche applicazione, concentrazione, meticolositá. Non sappiamo più stare attenti alle persone che ci circondano e alle quali teniamo: diamo tragicamente per scontata la loro benevolenza, oltre che la loro presenza.  Riteniamo che una volta allacciati, i legami si tengano annodati da sé per sempre. Smettiamo di sforzarci, dimenticando che tenere a qualcuno é un impegno costante. Dovremmo anzitutto tornare ad osservare: non ci accorgiamo più di come vediamo le persone intorno a noi, dei loro gesti, delle espressioni, dei cenni. Non le ascoltiamo perché non parliamo, ci limitiamo a scambiare informazioni. Finiamo a poco a poco con il frequentarle a margine, con il vivere alle loro periferie. 
La Cura é uno dei motivi per cui mi ritrovo dietro questo bancone. Scegliere un libro per qualcuno é un atto forte di premura, un onere che richiede impegno e attenzione, significa dedicargli del tempo perché stia meglio grazie a noi. É un atto d'affetto. Una 'terapia' così come la intendeva Ippocrate: il padre della medicina sosteneva che questa consistesse tanto nel tocco, quanto nel rimedio e infine nella stessa parola: una pacca sulla spalla, un tazza di cioccolata calda e un discorso serio fra amici. Anche da leggere. 

E.

6 commenti:

  1. Quanta verità in quello che scrivi...la fotografia della maggior parte delle relazioni, siano esse d'amore, d'amicizia o di parentela. É tanto tempo che non mi lascio curare da un libro... eppure me ne regalano, ma forse non cercano quello tra le cui pagine io possa trovare conforto, un sorriso, un caldo abbraccio...e allora comincio ogni volta ed ogni volta termino prima di arrivare in fondo… come nella maggior parte dei rapporti che non mi soddisfano.

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    1. Maria, quante riflessioni mi assalgono a partire dalle tue parole.
      La prima: "eppure me ne regalano tanti"... e tu? Ti concedi il lusso di regalarti un libro? Di sceglierlo e dedicartelo? E se fosse quello il punto di partenza della cura: prendersi cura di se?

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    2. Se ci dedichi cinque minuti in piú forse riveli (prima te stessa poi a noi) ciò che cerchi in un libro affinché non sia lasciato a metá... In modo che ti si possa prescrivere una bibliopillola specifica :)

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    3. La maggior parte dei miei libri derivano da "autocura", credo che in effetti sia la migliore modalità per autococcolarsi, come quando sorseggio i miei tè fumanti e mi immergo nel loro vapore svuotando i pensieri. E forse è proprio quello il nocciolo della questione...che recentemente quel tempo di autocurarsi manca sempre più spesso. Comunque le mie erano riflessioni nate in particolare da queste parole "Scegliere un libro per qualcuno é un atto forte di premura, un onere che richiede impegno e attenzione, significa dedicargli del tempo perché stia meglio grazie a noi. É un atto d'affetto." E meditavo quanto poco di tutto ciò avessi ritrovato negli ultimi libri presi in mano, ricevuti in dono da chi, nonostante mi conosca da anni, forse non si ferma ad osservare o ascoltare, motivo per cui poi mi perdo tra le pagine ad un certo punto. Quando qualcuno sceglie di regalarmi un libro mi aspetto di trovarci dentro forse un messaggio, una carezza, un sorriso da parte sua, mentre ultimamente mi è arrivata solo la sensazione di una scelta casuale e frettolosa. Uno degli ultimi libri letti però mi fu consigliato e lì andai ad occhi chiusi, sapendo di potermi fidare, " La donna abitata" di Gioconda Belli, letto tutto d'un fiato, con le lacrime sul finale. Non sono una profonda conoscitrice di questo mondo, ma mi piace leggere, mi piace che quello che leggo mi rimanga come una voce nelle orecchie dopo che ho chiuso il libro e continui a farmi riflettere lasciandomi piena di vibrazioni. Lo so non è tanto come indicazione...infatti a volte toppo pure io nella scelta.

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  2. Care Emma e Valeria,
    da tempo ho il desiderio di scrivervi per domandare quale testo mi consigliate per cercare risposte alle ansie/conflitti/delusioni che derivano dai rapporti familiari. Oggi, leggendo il bellissimo post "La Cura" ho avvertito la necessità di mettermi in contatto con voi, Emma e Valeria.
    Intanto ho letto il commento di Maria, e mi ha dato un altro spunto per riflettere sulle relazioni....Anche io faccio così, metto la parola fine prima di arrivarci, alla fine. Chiudo libri che fatico a leggere, chiudo rapporti che non mi soddisfano pienamente, salvo poi tornarci sopra perchè, comunque, c'è sempre una parte (del tutto) da salvare e che mi manca.
    I rapporti con la mia famiglia d'origine sono dolorosi. Credo di avere sempre dato la mia totale disponibilità e presenza, quando occorreva (ed è purtroppo capitato in molte occasioni). Sono la seconda di cinque fratelli, due non sono più su questa terra. Degli altri due, la mia sorella maggiore (con la quale non è stato possibile approfondire il rapporto come avrei voluto) ha condotto la sua vita come se non appartenesse a nessuna famiglia, che ha sempre criticato. Ho chiesto il suo aiuto per affrontare i momenti più critici della nostra scalcagnata tribù, ma il suo coinvolgimento è sempre stato come di chi ha addosso un impermeabile. Distacco, la sua parola preferita.
    Pochi mesi fa è morto suo marito dopo anni di malattia, lei lo ha assistito con dedizione e (credo) amore, ma anche lamentandosi spesso di lui. A causa di questo doloroso evento, si è lasciata avvicinare da nostra madre (per la quale non ha mai nutrito stima), che è anche l'unica persona che ha saputo e sa sostenerla, nonostante tutto...
    Il mio sentimento nei confronti della "sorella" (che reputo puramente biologica, a questo punto) è di rabbia e di sfiducia: non riesco a sopportare il suo opportunismo. Adesso che è rimasta sola le va bene anche quella madre che non ha mai accettata. Per quanto mi riguarda ho chiuso con lei, non ho più niente da dirle, considerato anche il fatto che non ha MAI perso l'occasione per rendermi ridicola, per i miei aspetti caratteriali o per quelle piccole manie che avevo (come tutti) quando ero piccola. Mi fa infuriare, cosa c'entrano queste sciocchezze adesso che siamo ormai nella terza età (ho 54 anni e lei 56)...?
    E per finire, anche con mia madre il rapporto si è interrotto: come posso accettare il fatto che lei si senta "onorata" e "lusingata" per l'interesse che mia sorella ora le dimostra??
    Grazie di avermi letta, grazie per la vostra intelligenza e sensibilità.
    Nina

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    1. Nina, innanzitutto grazie a te per la tua condivisione. La tua richiesta merita una pillola dedicata e l'avrai al più presto!
      Un abbraccio E&V

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