Visualizzazione post con etichetta #zamjatin. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta #zamjatin. Mostra tutti i post

giovedì 22 marzo 2018

Di singolari e plurali

Evgenij Zamjatin, Noi, Voland 



Frequentando autori e letterature si annotano migliaia di titoli; si dividono per "correnti", passioni, nomi da scoprire, curiosità, interessi linguistici ma anche e semplicemente per quelle indefinibili trame che ogni lettore tesse tra ciò che legge e ciò che vorrebbe leggere.
Alcuni libri aspettano decenni, ovviamente; altri, ahimè, sono destinati imperscrutabilmente a giacere in un appunto scritto da qualche parte.
E infine alcuni riemergono da angoli in ombra del passato e da certi anfratti ventricolari non meglio definiti, e decidi che è arrivato il momento.
Misteri degli inconsci altamente pulsionali dei lettori.
Conoscevo questo nome e questo titolo dai tempi in cui, all'università, seguivo tutti i corsi possibili immaginabili di letteratura e frequentavo lezioni di grammatiche lontane (salvo poi scoprire anni dopo che certi richiami te li porti tra una sintesi proteica e l'altra del DNA); l'avevo cercato in traduzione, dopo aver stralciato qualche pagina in originale qua e là per la rete; insomma, mi ci ero avvicinata diverse volte, per poi allontanarmi e rincorrere altro, per poi ritrovarmelo ogni tanto come spot fra le righe di pagine ed anni.
Voland, con la mirabile traduzione di Alessandro Niero, lo ha ripubblicato nel 2013, ed è in questa forma che, alla fine, me lo sono ritrovato, in tutta la sua fisicità, in casa.
Insomma, la colpa finale è del catalogo di questa casa editrice che mi delizia da un po’ con una lunga serie di traduzioni bellissime dai mondi all'ombra dei Carpazi.
E che ha riportato in libreria un romanzo misteriosamente poco conosciuto.


Algido e altero, malinconico senza essere melenso, freddo senza essere distaccato, un perfetto scenario dispotico (il primo, forse, nella storia della letteratura del genere: pare che lo stesso Orwell si sia ispirato a questo libro per poi scrivere 1984). Il nostro pianeta in un futuro in cui sono bandite tutte le emozioni, in cui la fantasia va lobotomizzata; la logica, i numeri, la razionalità scientifica giustificano con la loro conoscenza infallibile anche l'assenza di libertà, inutile elemento capace solo di creare caos e dispersione, un arbitrio che genera ribellioni e diversità non più apprezzate dopo che la precedente configurazione del pianeta si è quasi distrutta per quella conflittualità a cui la necessità della scelta conduce. 
Dunque, la si elimina. 
E’ già tutto deciso, pianificato, predisposto, non occorre scegliere nulla, non si avverte più il bisogno di alternative. Non si ha bisogno di proteggere sfere personali nelle quali coltivare fini, desideri, ambizioni: non è necessaria nemmeno la privacy, in nome di una glastnost che oltre che limpidezza d'azione è anche concreta trasparenza, poiché si vive in appartamenti le cui mura sono vetri, dove tutti sono visibili agli altri, in città chirurgicamente e asetticamente bianche. La stessa natura  è relegata dietro un "Muro Verde" che contiene dalla chiassosa e infettante varietà biologica di flora e fauna. 
Gli individui sono sinistramente identificati da sigle, vestono uniformi, e la loro vita è cadenzata da una routine scientifica, votata all'efficienza produttiva; anche le stesse relazioni sono regolate da appuntamenti prenotati, con tanto di regolare tagliando (inevitabile tornare con la memoria a Julia e Winston).
Chi scrive, in prima persona, è D-503: compila un diario. E' un uomo perfettamente funzionale al sistema, appagato, sereno e sicuro di sé.
Ma c'è un'incrinatura impercettibile che inesorabilmente si trasforma in crepa: perché avverte il bisogno di scrivere di se stesso? Perché si costringe al potere dirompente, in senso letterale, delle parole, scoprendo l'impossibilità di riuscire a definire tutto, il tormento di vivere senza anima? 
Noi non è solo il titolo: è l'impossibilità di ridurre ad un'equazione la complessità dei rapporti, è una tagliente critica all'egualitarismo a tutti i costi che massifica e appiattisce.
Zamjatin era un ingegnere navale che aveva lavorato entusiasta seguendo i ritmi esaltati e febbricitanti di un nuovo secolo che, se ai suoi albori aveva promesso progresso e scienza al servizio di un'umanità migliore, aveva poi spalancato l'abisso dell'orrore in nome dei nazionalismi; e fra le rovine di un intero mondo che ancora si combatteva sui fronti, il sogno di ripartire da una società senza diseguaglianze aveva condotto alla rivoluzione russa.
Zamjatin e il suo Noi furono sacrificati entrambi sull'altare della censura politica e dopo un silenzio di più di mezzo secolo la scrittura inaspettatamente coinvolgente di questo autore torna ad ispirarci riflessioni che non sono solo letterarie, ma filosofiche; che pur se partorite in un contesto storico che ci sembra lontano, racchiudono l'umana esigenza di rendere prioritaria una quasi-felicità all'azzardo che mette in conto anche responsabilità e sofferenze.

D-503 ci insegna ancora, con il suo amletico altalenare tra ubbidienza e ribellione, che non ci si può mai liberare della libertà.

Un monito mai anacronistico.

Disclaimer

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.
Le informazioni contenute in questo blog, pur fornite in buona fede e ritenute accurate, potrebbero contenere inesattezze o essere viziate da errori tipografici. Gli autori si riservano pertanto il diritto di modificare, aggiornare o cancellare i contenuti del blog senza preavviso.
Gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy e, in ogni caso, ritenuti inadatti ad insindacabile giudizio degli autori stessi.
Alcuni testi o immagini inserite in questo blog sono tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi.
Gli autori del blog non sono responsabili dei siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.