Soffro di una forma morbosa di attaccamento alle parole. Una patologia talmente invalidante da poter essere curata solo, omeopaticamente, con le stesse parole. Quindi mi impasticco di libri, da sempre. Posologie diverse, le più disparate modalità di somministrazione, ma comunque sempre loro restano i miei farmaci. Li frequento da sempre, ci lavoro, ne scrivo e li scrivo, li spiego, li traduco…sono in ogni modo parte della mia vita. E dunque di me. Si, perché
"… in ogni libro, anche nel più insignificante e polveroso dei miei libri, da anni accantonati come in castigo nel garage, c'è un pezzo di me, un barlume della mia coscienza, un ingrediente di quella che si chiama pomposamente "la personalità.Dunque, perché non mettersi dietro al bancone di una farmacia letteraria? Perché non chiacchierare con altri come me, perché non continuare anche qui a parlare di parole e libri, nel tentativo eterno di entrare in quei delicati meccanismi del cuore e della mente?
(F. Ferrarotti. Leggere. Leggersi)
Ecco, appunto.
Perché no??
Emma
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