domenica 4 gennaio 2015

Bibliopillola n. 11: Per chi ha bisogno di aiuto e di aiutare

“Se è troppo orgoglioso per accettare aiuto, come potete aiutarlo? Di notte, mentre dorme?”
Yalom, Irvin D. Le lacrime di Nietzsche
 Fonte: Neri Pozza

Il tema dell’aiuto, della cura, mi è da sempre così caro che, anche quando insieme alla socia filosofa abbiamo deciso di parlare di libri, siamo riuscite a farlo mettendo al centro proprio il tema della terapia, attraverso la lettura e i libri. 

E anche qui, dal bancone della farmacia non ho mai potuto evitare di pormi domande che mi accompagnano quotidianamente anche sul lavoro. Chi ha bisogno di aiuto? Solo chi chiede? E se io penso che qualcuno abbia bisogno di aiuto ho il diritto, il dovere, di aiutarlo anche se non vuole? E io, qual è il mio bisogno nel soddisfare e curare l'altro?


Temi delicati a cui, col tempo, ho trovato alcune risposte che mi aiutano a svolgere meglio il mio lavoro e che la lettura di Yalom e del suo Le lacrime di Nietzsche hanno risvegliato e arricchito.

Perché in questo libro c’è chi ha bisogno di aiuto e non chiede, chi chiede pensando di aiutare e chi porge aiuto non sapendo di aiutare, in questo modo, innanzitutto se stesso.

Perché è innegabile, donare, aiutare, curare, è innanzitutto qualcosa che facciamo per noi stessi e questa è una consapevolezza che il Nietzsche del libro ha molto chiara; meno chiara è per Breuer, il medico che decide di doverlo, a tutti i costi, aiutare, non sapendo che ad averne beneficio sarà innanzitutto lui.

Le lacrime di Nietzsche è un libro per tutti quelli che hanno avuto bisogno di aiuto e non sono riusciti a chiederlo, per chi aiuta sempre anche chi non vuole e almeno una volta si pone il dubbio dell’invadenza, per riflettere, per emozionarsi, per affezionarsi a questi due omoni baffuti che, passo dopo passo, costruiscono, senza saper bene come, la loro relazione d’aiuto.

Un libro che mi lascia, fortissimi, il tema del paradosso del cambiamento, quello che per avvenire deve partire dalla profonda accettazione di quello che si è, qui e ora; il tema della scelta e della responsabilità della propria vita; il tema della potenza, tanto cara a Nietzsche, che forse non consiste esattamente nel rifiutare qualsiasi aiuto, ma nell'accettare di essere semplicemente quel che si è.

Un libro che sono contenta di aver letto in questo periodo della mia vita, ma che terrò vicino al cuore per consultarlo un po’ ogni tanto e ritrovare due vecchi amici con cui fare due chiacchiere psicofilosofiche davanti al camino, con un bel bicchiere di vino.

7 commenti:

  1. Nietzsche è uno dei filosofi che più amo. Ogni volta che ne parlo con i miei ragazzi sperimento un entusiasmo che è lo stesso del momento in cui lo lessi per la prima volta, in un tedesco asciutto e assertivo ma terribilmente musicale. Non è mai facile parlare di questo autore, osannato, vituperato, strumentalizzato, controverso, ambiguo; cela spigoli e antichi orgogli, parla spesso attraverso parole e penne altrui. Gran parte della sua produzione e tutto ciò che è stato pubblicato postumo, soprattutto, è stato ampiamente rimaneggiato. L' Occidente da lui attaccato in modo crudele, feroce e dissacrante è nato da una Ragione che ha avuto la volontà e la pretesa di mettere in ordine l'intero universo: riproporre il Caos come parte imprescindibile del nostro essere, ventilare la possibilità che non debba esserci per forza, sempre, un senso è quella che io ritengo la grande bellezza di questo filosofo. E lo urlava come un profeta consapevole di non avere ancora proseliti in un momento in cui, gli albori del 900, altri per altre vie approdavano alle stesse conclusioni: forse sarebbe meglio non considerarci coscienze monolitiche e graniticamente consapevoli del proprio Io. La letteratura ha quindi sposato più volte Nietzsche con i padri della nascente psicologia, anche considerando che è morto affetto da un disagio psichico non meglio definito, seccamente definito 'pazzia' proprio quando qualcuno cominciava a mettere in dubbio il confine tra la 'normalità' e il suo contrario.
    Nonostante ci sia anche chi ha visto in lui solo un distruttore cieco di valori e certezze, di fedi e morali, ritengo sia stato il primo contemporaneo a credere nella forza della fragilità stessa, dell'irrazionalità e del 'restare attaccati alla terra'.
    D'altronde, chi scrive, creando mondi e raccontando luoghi e genti, che altro fa se non cercare se stesso costruendo sensi?

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    1. Troverai tanto di questo, secondo me.
      Non sono un esperta del Nietszche filosofo, ma qui ho sicuramente incontrato un Nietszche umano... troppo umano :)

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    2. Da mesi il desiderio e la curiosità di tuffarmi nell'universo delle pagine scritte mi aveva abbandonata. Vicissitudini familiari mi hanno portata a chiudermi, e a non provare interesse se non verso la ricerca della soluzione a vari problemi. Questa meravigliosa biblio-pillola mi ha prepotentemente catturata e spedita in biblioteca... Da oggi ho ricominciato a leggere, di questo vi sono profondamente grata...
      Nina

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    3. Nina, spero tu legga la risposta. Grazie a te per la tua condivisione :)
      Mi piacerebbe se poi ci facessi sapere come è andata la ripresa della lettura.
      Un abbraccio.

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    4. Sono una lettrice lenta...ma vi farò sapere!
      Nina

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  2. Grazie per lo spunto. Ho da tempo il libro sul comodino che giace, in attesa. Ora, con la tua bibliopillola, mi si è mosso qualcosa dentro e, forse, è arrivato il momento per iniziare a gustarne la lettura. E poi anche io, come Emma, adoro il Nietzsche filosofo! Incontrare l'umano mi attira ancora di più :-)
    Laura

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