domenica 18 gennaio 2015

Bibliopillola n.12 - Integratore vitaminico del Sé


Come ho scritto in una recensione, non mi capitava da un po' di chiudere un libro con la sensazione di aver avuto a che fare con la letteratura.
Una penna seria, autorevole, un implacabile faro proiettato su una coscienza messa a nudo.
Il protagonista non è ovviamente un eroe, ma ha un che di eroico la sua normalissima esistenza; a molti risulta insulso, inetto, addirittura esasperante. Sembra che rimanga lì a vedersi scivolare una vita addosso, incapace (perché spesso abulico) di dare una piega diversa agli eventi, di imporsi, di arrabbiarsi. Eppure non si tratta di un individuo inconsapevole, poiché riflette su ogni dettagliata situazione, scandaglia gli animi di tutti coloro che lo circondano, spesso supponendo fatti e azioni, con ineluttabile rassegnazione. Una vita che definiremmo più che ordinaria, banale; la sua indifferenza snerva.
Certe volte, la mattina, quando si faceva la barba, guardava la sua immagine riflessa nello specchio e non si riconosceva affatto in quel viso che ricambiava stupito il suo sguardo, in quegli occhi chiari che spuntavano da una maschera grottesca
Fonte: Editore


Eppure, man mano che inseguiamo la prosa asciutta e tagliente pagina dopo pagina, riconosciamo, con un sorriso un po’ amaro, una disperata capacità di attaccarsi alla routine per guadagnare uno stato di semifelicità permanente. Gli eventi narrati sono prevedibili eppure ci affascinano, forse perché è più facile del previsto specchiarsi nelle sue vicende. Quando l’ho concluso sono stata liberatoriamente contenta di essere stata così coinvolta: mi ha fatto bene la consapevolezza che pur trattandosi della storia di una vita “normale”, senza eventi eccezionali, picchi di superiorità (il protagonista resta alla fine un mediocre professore universitario), atti di coraggio (per tutta la vita convive con persone e situazioni che non riesce ad allontanare da sé, addirittura rinunciando ad una relazione importante perché sconvolgerebbe troppo la sua esistenza) ebbene nonostante ciò nasconde una bellezza unica, originale, specialissima che non siamo portati a riconoscere.
E’ un richiamo alla sopravvivenza che mi ha scossa. Un invito a prendere atto di ciò che siamo, poiché non tutti nascono campioni dotati di granitiche volontà e forza d’animo.
Ci si rende conto, da ultimo, quanto possa anche risultare irritante, Stoner: inadeguato, indolente, inerme.
Fa riflettere su certe etichette che si compilano in funzione delle relazioni con gli altri, ed è per questo che mi è sembrato una benefica iniezione di autostima, una garbata approvazione di ciò che non sempre si può governare a proprio piacimento ma che comunque costituisce e rende ciò che è, irripetibile, la nostra esistenza.

3 commenti:

  1. Risposte
    1. Si. Così tanto che la socia Emma sta per convincere la socia Valeria a leggerlo :)))

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  2. Piú che altro coinvolgente. Le prime 100 pagine lo leggi quasi deridendo inconsciamente la sua inettitudine ... Poi non ricordi il momento preciso in cui passi dalla sua parte e ti senti allo specchio...

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