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martedì 8 aprile 2014

Libri che vanno, libri che vengono. Terapia del donare e del ricevere.

 Ricordo, anni fa, l'apertura di un nuovo mega punto vendita di un noto marchio dell'Editoria sapientemente organizzato intorno ai primi di dicembre. Ricordo le file di clienti alla cassa quell'anno, e ricordo come si disse che mai come per quel Natale in città furono regalati libri e prodotti editoriali.
Mi sono spesso chiesta quanti di quei libri fossero stati scelti e regalati col cuore, quanti di quei libri siano stati poi effettivamente letti e quanti invece abbiano solo occupato qualche centimetro di spazio in una libreria. E mi sono spesso chiesta come ho scelto gli innumerevoli libri che ho regalato e come sono stati scelti gli altrettanto innumerevoli che ho ricevuto in dono.
Perché, è innegabile, se è vero che ricevere un dono è piacevole e talvolta lenitivo, è anche vero che donare è spesso altrettanto terapeutico e che, al contrario ricevere è talvolta poco meno che un fastidio se ci lascia la sensazione di sentirci in debito o che il dono non sia realmente sentito.
E al di là delle diverse teorie sul donare e sul ricevere, sarà che son di parte, ma non riesco a non pensare che regalare e ricevere libri sia un'esperienza che dona un sapore diverso alla vita.

Va bene, sono di parte. 
Sono sicura che in tanti avranno ricevuto un libro in regalo e un attimo dopo averlo scartato gli avranno trovato un posto da qualche parte (gamba del tavolo troppo corta, rialzo per il tablet, libreria... magari...), ma parliamo di quelli per cui le parole hanno un senso, per cui anche solo il tenere un libro tra le mani riempie la giornata.
Va bene, parliamo di me.

Ho ricevuto e scelto tanti libri nella vita e, ad essere sincera non saprei nemmeno dire se preferisco riceverli o regalarli, anche se sospetto una leggera propensione per la seconda.
Ho ricevuto libri che ho amato e che ho odiato, libri che ho trovato in sorprendente sintonia con me stessa e libri che non sono riuscita nemmeno a finire per quanto erano distanti da me, tutti indistintamente, però, mi hanno sempre detto qualcosa della persona che me li stava regalando e, soprattutto, di me.
Ho ricevuto libri che mi hanno permesso di sentirmi amata, vista, conosciuta. Ho ricevuto libri che mi hanno permesso di sguazzare in dolori momentanei e di uscirne con la consapevolezza di essere sopravvissuta (come scordare la sorprendente lucidità e tempestività del gruppo di colleghi che mi regalò Follia di Mc Grath appena pubblicato!?)
Ho ricevuto libri che ho accolto con la curiosità di trovare all'interno una parte importante di chi me li stava donando (l'intera saga Malaussene, Le parole di Sartre, Mr Gwyn di Baricco) e che mi hanno dato la sensazione di ricevere in dono un pezzetto di anima.

E quando ho regalato? Come ho scelto? Pensando a me o alla persona a cui dovevo fare il regalo? 
Mi sono chiesta spesso se, nello scegliere un libro sia più giusto scegliere secondo i propri gusti o secondo i gusti di chi riceve e la risposta che mi sono data è che, come in tante situazioni, dipende dal tipo di relazione, da ciò che si desidera veramente donare all'altro, da quanto si è pronti a mettersi in discussione. E allora ho più regalato secondo i miei gusti, dando, di volta in volta, un pezzetto diverso della mia anima: La città di K della Kristoff e Jules e Jim di Roche sono esempi di libri che ho regalato più di una volta, ma altri ce ne sono sicuramente che per qualche motivo ho già scordato.

Concludo con due tipi di regali che negli ultimi anni mi hanno scaldato il cuore, sia nel momento della scelta che al momento dell'apertura del pacchetto: i libri scelti dalla mia libreria, o ricevuti in dono da qualcuno che a sua volta se ne è privato, per me!, e i libri scelti per i bambini.

Da ex maniaca ossessiva compulsiva dell'accumulo e del possesso dei libri, scoprire di poter donare un pezzo veramente mio è stato uno dei più grandi regali che ho fatto al mio benessere e al mio disturbo compulsivo e ricevere un libro che ha respirato tra le mani di qualcuno che stimo è un onore oltre che una piccola perla di affetto.

E regalare libri ai bimbi... che dire? Meglio niente forse... non ci sono parole per descriverlo.

Ci siamo chieste ieri, dietro i banconi della Farmacia se questi primi post non fossero troppo autoreferenziali e la risposta è stata forse si, ma è un po' così che vorremmo fosse la nostra farmacia: con la possibilità per chiunque passi di qua di lasciare un po' di sé, autoreferenzialmente. È per questo che in coda a questo post ve la butto un po' lì': regalateci le vostre esperienze di regali. Cosa avete regalato, cosa vi hanno regalato? Ma soprattutto: che effetto vi ha fatto? Quando vi ha curato o quando vi ha fatto male?

Entrate pure, prendete il libro che volete e lasciate un pezzetto di voi e se non siete sicuri di cosa scegliere... provate a chiedere... magari insieme troviamo un libro diverso.

Valeria


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