sabato 3 dicembre 2016

Libri sotto l'albero 2016

Edizione speciale del Bollettino mensile della Farmacia!

Sempre problematico parlare di strenne cartacee e sciorinare elenchi di letture interessanti in occasione di regali che è quasi obbligatorio siano graditi.  
Per una serie di motivi legati al gusto, alle abitudini, alle tradizioni che ognuno di noi idealmente associa alla festa più celebrata dell'anno è comunque un azzardo.
Abbiamo quindi pensato di selezionare, tra le uscite editoriali del mese, quelle che ci hanno più ispirato per genere o tema, in modo da redigere una lista che possa offrire un ventaglio di scelta più mirato. 
Abbiamo cercato fra i titoli meno strombazzati, pubblicizzati, messi in vetrina; scavando tra le pieghe della buona editoria e lasciandoci conquistare da autori, recensioni e, anche, copertine.

Amate i classici, i gialli, il fantasy, la narrativa contemporanea?
Bene, cercate il titolo che più vi ispira e scrivete pure la vostra letterina a Babbo Natale: sempre che non sia troppo impegnato a leggere l'ultimo best seller del suo autore preferito!




- PER TUTTI QUELLI CHE ... Natale, mah!

AA.VV., Racconti sotto l'albero, Lindau


Si fa presto a dire Natale, ma non lo aspettiamo tutti allo stesso modo. C’è chi ha conservato le aspettative da bambino per una festa che sicuramente più di tutte simboleggia la famiglia, chi, per lo stesso motivo, non lo tollera o lo trova insopportabile, chi lo ritiene soltanto un affare commerciale. Bene, questo libro racconta tramite le storie di molti scrittori classici importanti (Capuana, Deledda, Dickens, Arpino), i mille aspetti del Natale: e quindi si tratta di racconti magici, commoventi, malinconici, qualcuno anche inquietante. 
Che si ami o meno, chiunque  avrà qualcosa di bello da leggere mentre aspetta che passi.



... E anche ...


AA.VV., Storie di Natale, Sellerio


Sette scrittori contemporanei (Camilleri, Manzini, Stassi, Bartlètt…) offrono un variegato campionario di storie del Natale, fra luoghi quotidianamente banali e situazioni che riconosciamo legate alla nostra contemporaneità, e che cerca di resistere nel suo senso più profondo alle vite d’oggi.






- PER QUELLI CHE … amano l’originalità e l’invenzione

Ali Smith, Hotel World, Beat
 
Un’autrice grintosa e piena d’inventiva, uno stile inconsueto e una storia fuori dalle righe ambientata in un lussuoso hotel. Cinque donne molto diverse, cinque storie che si intrecciano a costruire una vicenda commovente e godibilissima.







- PER CHI AMA, anche se di nascosto, i romanzi d'amore 

K. O’Brien, Mary Lavelle, Fazi


Una ragazza irlandese agli inizi del Novecento si reca in Spagna e scopre una società fintamente perbene a celare la voglia di trasgressione del nuovo secolo. Un grande capolavoro da riscoprire, uno studio dell’identità e della psicologia femminili in cui (scrivono) si fondono la passionalità ottocentesca di Cime tempestose e il femminismo novecentesco di Gertrude Stein. Un romanzo d’amore non convenzionale, superiore e  intelligente.




- PER QUELLI CHE  amano il brivido  

Harry Kressing, Il cuoco, E/O

Diabolicamente originale questo noir ambientato in una cittadina inglese in cui, un giorno, arriva a servizio presso una famiglia aristocratica un misterioso cuoco dal passato oscuro. I suoi prelibati piatti diventano subito l’argomento preferito della tranquilla comunità di provincia e tutti cercano di svelare il mistero di tanta bravura, al punto da trasformarsi in una ossessione che coinvolge tutti gli abitanti. Colpi di scena ed  eventi insoliti a movimentare la serena atmosfera invernale.




- PER CHI  non rinuncia alla verità, alle analisi lucide e spietate, alla vita nuda  e cruda com'è ...

August Strindberg, L’arringa di un pazzo, Adelphi
Un libro che ha scosso la seconda metà dell’Ottocento scoperchiando la realtà dei rapporti matrimoniali con la cronaca venale della storia di una coppia. La narrazione assume la forma di una arringa (c’è l’accusa e la difesa) che ferocemente svela i risvolti di una forte passione amorosa che si trasforma in un inferno a due. La chirurgica disamina della “lotta” marito/moglie è irritantemente veritiera, narrata come se fosse una sfida per la sopravvivenza.


- PER CHI subisce il romanzo d’avventura

 Catherine Poulain , Il grande marinaio, Neri Pozza

Una donna abbandona la vita noiosa della cittadina francese in cui è nata per osare una vita avventurosa a bordo di un peschereccio d’alto mare che si imbarca verso l’Alaska.
Incredibili e dettagliate descrizioni del viaggio che narrano di ghiacci, tempeste e nebbie, delle durezze del mestiere dei marinai incalliti, tratteggiano la personalità di una dona che si riscorpre nomade e libera, poiché ogni storia di viaggio è sempre anche una ricerca interiore, una disamina della condizione umana.
A qualcuno ha ricordato le atmosfere di Conrad e London.


- PER CHI AMA i romanzi storici 

Ruta Sepetys, Ci proteggerà la neve, Garzanti

Una ragazza lituana in fuga dal suo paese verso il Mar Baltico. Ma è il 1945, il porto è lontano e deve affrontare insieme ad altri sventurati compagni di viaggio che scappano dal Terzo Reich chilometri e chilometri di fame  e di sete. Una epopea che assume i toni di vite che attraversano la storia combattendo, all’interno della propria esperienza, fantasmi personali e, insieme, le contingenze intorno  a sé.







- PER CHI AMA il fantasy o  distopico che dir si voglia

Margaret Atwood, Per ultimo il cuore, Ponte alle Grazie

Una apocalisse che il magnifico stile della Atwood rende diversa da tutte le altre perché a portare il mondo sull’orlo della distruzione non sono forze nemiche aliene o catastrofi cosmiche ma l’uomo stesso.
Una giovane coppia americana accetta di partecipare ad un “progetto” che promette loro la sicurezza economica che hanno perso in cambio di un lavoro per un losco personaggio che si scoprirà avere idee orribili sull’umanità. Mettono così a confronto il loro amore con un’idea di libertà ormai stravolta, ritrovandosi a riflettere (per noi tutti) sul valore della volontà e della scelta.


- PER CHI della letteratura sudamericana proprio non può fare a meno  

Mario Vargas Llosa, Crocevia, Einaudi


Tutto Vargas LLossa in un unico romanzo: il giornalismo, il Perù, l’erotismo. Storie di coppie che si ritrovano coinvolte nelle meschine manovre di conservazione del potere dell’intelligence del Presidente; Sendero Luminoso e Tupac Amaru scuotono il paese con i loro attentati mentre giornalisti rampanti e senza scrupoli ricattano personaggi pubblici, scoprendo però grigie manovre che stanno portando l’intero Perù alla rovina.






Inutile aggiungere che accogliamo molto volentieri nei commenti, sulla nostra pagina Facebook o sul nostro profilo Instagram qualsiasi altra segnalazione o suggerimento,


Scritto questo, non resta che augurare Buone Letture e Buone Feste a tutti voi.


domenica 30 ottobre 2016

Bollettino Novembre 2016



Il nostro aggiornamento mensile sulle novità editoriali che più ci incuriosiscono, la terapia prescritta per dissolvere le brume e le serate troppo lunghe di questo mese.

Novembre ci offre:

Tuveri Igor (IGORT), My generation (Chiarelettere) 
Un viaggio psichedelico che ci fa assistere alla trasformazione della nostra società negli ultimi 40 anni, una macchina del tempo che seguendo le vicende di formazione di un gruppo di ragazzi trascinati dai propri sogni, fra Bologna e il Dams, la politica, l’eroina, le bombe, Londra, il punk e i fumetti di Pazienza, ci porta davanti alla nostra attuale immagine, una generazione travolta da sogni e miti che si sono inesorabilmente spenti negli anni di piombo. Una stagione irripetibile con una colonna sonora indimenticabile (Iggy Pop, Bowie, Lou Reed) e incantata da una cultura che sperimentava anche la controcultura.
Uno specchio riflesso.
Esce l’11 novembre


Haruf Kent, Trilogia della pianura (NNE Editore) 
In un pregiato cofanetto: Benedizione, Canto della Pianura, Crepuscolo.
Il caso editoriale dell’anno in una edizione a tiratura unica e limitata che propone in un’unica soluzione tutti i volumi della Trilogia offrendo anche diversi contenuti extra (articoli, lettere, interviste ed una piantina della cittadina di Holt).
Esce il 10 novembre


Roberto Saviano, La paranza dei bambini (Feltrinelli) 
Un romanzo sulle vite di adolescenti napoletani che si affiliano ad una paranza (un gruppo di fuoco camorrista) e iniziano una spietata guerra per il controllo dei quartieri sottraendoli alle fazioni delinquenziali avversarie. La paranza è la barca che nei nostri mari è utilizzata al tramonto e di notte: i pesci vengono ingannati da una luce che li attira nella rete, così come i giovani protagonisti, intontiti da soldi facili, scarpe firmate e armi automatiche finiscono nelle maglie della criminalità organizzata.
Indubbiamente uno spaccato di una realtà che da sempre Saviano indaga e che autenticamente racconta.
Esce il 10 novembre


Luis Sepulveda, La fine della storia (Guanda) 
Un romanzo di ampio respiro che attraversa tutta la storia del Novecento, dal Cile di Pinochet, alla Russia stalinista e alla Germania di Hitler fino alla Patagonia di oggi.
Un  ex guerrigliero cileno che si è finalmente ritirato a tranquilla vita privata viene suo malgrado “richiamato” dai servizi segreti russi ad operare per stanare un pericoloso criminale che si scopre essere legato al protagonista.
Epico.
Esce il 2 novembre


Harry Parker, Anatomia di un soldato (SUR) 
Tre personaggi, un capitano inglese, un ribelle afghano e un ragazzo di un pacifico villaggio asiatico, che raccontano la crudele ordinarietà della guerra, di qualsiasi guerra. L’originalità è data dalla suddivisione del romanzo in capitoli in ciascuno dei quali è un oggetto a fare da testimone alle vicende: una bomba, una bicicletta, una borsa, sono le voci atone che costruiscono le storie dolorose dei protagonisti, svelandone pian piano le dinamiche e i collegamenti.
Un’audace sperimentazione per raccontare dolore e distruzione ma anche l’umanità che resta, sempre, in fondo ai cuori devastati.


Jose Lezama Lima, Paradiso (SUR) 
Uscito nel 1966, è stato selezionato da El Mundo come uno dei cento migliori romanzi del Novecento. L’autore cubano racconta in un libro che fu ritenuto scandaloso e perverso l’intera vita (impiegò diciassette anni per scriverlo) del controverso poeta Olaya e della sua famiglia.
Doveva trattarsi di una biografia, ma la prosa ricca, logorroica, ne fa un trattato di scrittura, un modello di lettura, un romanzo di formazione che insegna a vivere.
Lo aspettavamo …


Charles Shields, L'uomo che scrisse il romanzo perfetto, (Fazi) 
La prima biografia autorizzata di John Williams, l’autore di Stoner, un libro che tra luci e ombre è comunque considerato un cult. Chi era lo scrittore che si nascondeva alle luci della ribalta e il cui alter ego letterario, invece, ha avuto un riscontro così  rumoroso se pur ad anni di distanza? In comune pare che i due abbiano avuto solo una vita apparentemente insignificante.
L’autore è un apprezzatissimo biografo (citiamo Kurt Vonnegut e Harper Lee, tra gli altri) e racconta per la prima volta quale storia ha dato vita al professore universitario più letto degli ultimi anni.
Imperdibile per tutti gli “stoneriani”.


Chiara Rapaccini, Baires (Fazi) 
Lei è stata per una vita la compagna di Mario Monicelli: in questo che è un libro molto particolare, racconta biograficamente il lutto di una donna di mezza età che disegna storie per bambini e si ritrova a vivere un mistero, scrivendo così in maniera suggestiva ed ironica un noir inaspettato.
Lo hanno definito insolito ed originale.
Sicuramente incuriosisce.


Virginia Woolf, Oggetti solidi – Tutti i racconti e altre prose (Racconti Edizioni) 
Per nostra immensa fortuna, dato che in maniera abbastanza inspiegabile fino ad ora non era disponbile nessuna traduzione italiana di queste opere, un team di traduttori e studiosi della Racconti Edizioni ci regala l’intera raccolta dei racconti di Virginia Woolf. Pieghe di vita, brandelli di esistenze,  il magico potere dei racconti a rivelare (anch’essi) la grandezza indiscutibile di una immensa scrittrice.
Imperdibile.


Stephen Graham Jones, Albero di Carne (Racconti Edizioni) 
Udite udite, questi sono racconti dell’orrore. Jones è un assoluto maestro del genere che può contare sull’endorsement (oggi va di moda questo termine) di nomi quali Joe R. Lansdale e Stephen King. Paragonato come stile a Shirley Jackson, la sua specialità è tenere sospeso il lettore terrorizzato fino ad un finale che si rivela sempre inatteso. Negli States è osannato, adesso lo esponiamo agli attenti amanti del genere.
Qui lo si legge SICURO!


Arto Paasilinna, La prima moglie e altre cianfrusaglie (Iperborea) 
Lo humour dissacrante del prolifico scrittore irlandese punta in questo romanzo alla compulsiva dipendenza dagli oggetti che ci accomuna un po’ tutti. Una smania di possesso, classificazione, affastellamento che ci riempie le case  “nell’illusione di tappare i fori da cui la vita ci sfugge ogni giorno”.
Il protagonista è un ricco assicuratore collezionista di oggetti fra i più impensabili (a cominciare dalla moglie, cimelio vivente) per recuperare i quali gira per tutta Europa. La ricerca forsennata esalta la sua immaginazione e così ogni sua avventura è un’occasione per rivisitare tempi ed epoche storiche, in una rocambolesca giostra di luoghi e storie come al solito narrate in quello stile divertente che è tipico dello scrittore.
Esce l’11 novembre


Jan Brokken, Il giardino dei cosacchi (Iperborea) 
Un libro dedicato alla ventennale amicizia fra un nobile russo e Dostoevskij, la cui storia si dipana tra le vicende personali dei due ed una profonda riflessione sulla storia russa dell’Ottocento, il luogo di un potere che non vuole cedere il passo alla libertà che tanto si urla in Europa, un paese comunque vibrante di ideali romantici ben cantati dalla letteratura russa dell’epoca.
Per gli amanti dei romanzi storici.
Esce il 24 novembre.


Marcello Fois, Quasi grazia (Einaudi) 
Lo scrittore dedica a Grazia Deledda questo suo ultimo libro, un romanzo la cui scrittura teatrale è stata già montata e approderà sulle scene con Michela Murgia nel ruolo dell’unica donna italiana ad avere vinto il Nobel per la Letteratura.
Da leggere senza se e senza ma.
Esce il 29 novembre.


Mario Vargas Llosa, Crocevia (Einaudi)  
«L'idea di questo romanzo nacque con l'immagine di due amiche che all'improvviso una notte, in un modo del tutto inatteso, vivono un'avventura erotica. Poi si andò trasformando in una storia poliziesca, quasi un thriller, e il thriller pian piano divenne un affresco della società peruviana negli ultimi mesi della dittatura».
Il resto leggetelo, se vi intriga.
Abbiamo lasciato per questo motivo all’autore stesso il compito di presentare questo suo romanzo.
Intriga, no?
Esce l’8 novembre.

Paolo Cognetti, Le otto montagne (Einaudi) 
Prova romanzo per l’autore milanese che sta raccogliendo molto consenso ed è più noto per le raccolte di racconti. La sua amata montagna è la protagonista, intesa come modo di vivere la vita, come metafora delle relazioni umane che possono essere accidentate ma anche rocciosamente solide, come allegoria di uno sforzo continuo per ambire ad una vetta che altro non è che il nostro posto nel mondo, alla cui ricerca siamo eternamente votati. La storia è quella di un’amicizia fra due ragazzi che diventano uomini fra baite e massicci.  
Esce l’8 novembre.


Alice Munro, Una cosa che volevo dirti da un po’ (Einaudi) 
Prosegue l’opera di pubblicazione completa da parte della Einaudi  del premio Nobel per la Letteratura 2013. Questa è la seconda raccolta (datata 1974) composta da  tredici storie accomunate da flashback su un passato che non lo è mai del tutto, e che tramanda fuochi mai domati, rancorosi, che continuano nel presente a consumare gelosie, relazioni e amori buoni o cattivi.
Esce il 29 novembre


Guglielmo Brayda, Effetti collaterali dei sogni (Voland) 
Realtà, allucinazione, sonno, veglia: tutto si mischia in questo originale romanzo in cui uno studioso di neuroscienze vive due tormentate storie d’amore. Colto e atipico, l’autore scandaglia la vita sentimentale attraverso una lente scientifica che però non toglie vigore narrativo alla storia.
Nuovo.


Rainer Maria Rilke, I racconti (Guanda) 
La Praga asburgica disegnata con malinconia dal complesso mondo interiore di Rilke, racconti quasi impressionisti che riportano agli antichi fasti le vacanze sul Baltico, gli uffici imperiali, le feste borghesi, gli artisti boemi. Lo sguardo è insieme malinconico ed ironico, un’inquietudine che presagisce la fine di una civiltà anacronistica.
Siamo di fronte a piccoli classici della letteratura.
Esce il 10 novembre.


 Buone Letture! E fateci sapere, eh ...

sabato 15 ottobre 2016

Di scrittori noti ...

Raymond Carver, Di cosa parliamo quando parliamo d'amore (Einaudi Super ET)

Parlare di Carver richiede un lungo elenco di incoscienti difetti:

- far finta di ignorare che tutti i più grandi critici della letteratura mondiale si siano espressi attraverso fiumi di parole e tonnellate di pagine sulla sua opera
- osannare un genere letterario, il racconto breve, che pare essere uno dei meno amati dal pubblico dei lettori
- trascurare che comunque un'elevatissima percentuale di chi leggerà queste righe appartiene alla schiera degli amanti dei racconti e che quindi conosce alla perfezione tutta la sua produzione 
- presentare testi in cui l'essenziale, ciò che vuole essere raccontato, il senso ultimo che muove i protagonisti è volutamente e irritantemente omesso
- approcciare ad uno stile che definire minimalista è eufemistico, per cui non c'è da spendersi in roboanti descrizioni di una prosa ricca, densa, metaforica. Nulla di tutto questo. 
- fingere di non riconoscersi in quelle "persone a cui non tornano i conti" di cui lui parla riferendosi ai principali protagonisti della sua scrittura
- ammettere che leggerlo equivale a lasciarsi addosso un senso di irrisolta attesa che è l'esatta antitesi di quello che di solito ci si aspetta dalla lettura.

Fatta questa doveroso premessa mi accingo anche io a scrivere di Raymond Carver. 

Diciassette "short cuts" (il termine è del regista Robert Altman che ha intitolato così un film del 1993 tratto da suoi racconti, appunto) in cui si dovrebbe parlare dell'amore. In realtà non se ne parla mai direttamente, lo si affronta in maniera trasversale, passandoci attraverso, tagliandolo a pezzetti, esaminando qualcosa che non si capisce per definizione; e quindi non ci si aspetta affatto una risposta alla domanda "di cosa parliamo". 

Eppure c'è. 

Lo si avverte, lo si percepisce come un movimento tra le righe, con la coda dell'occhio, lo si ritrova in quello che fanno i personaggi nei loro ambienti domestici, così simili tra di loro, così implacabilmente ordinari. É il fantasma che si aggira per questi racconti affilati, lame di un'umanità devastata che vive esistenze di facciata dietro la quale si nascondono disperazione, anime incattivite, asti e rancori germogliati sull'insoddisfazione giornaliera. Vite immerse in una melma di convenzionalità dalla quale è quasi impossibile uscire, vite represse che diventano la miccia di una quotidianità che implode. Non si ha la sensazione di trovarsi al cospetto di personaggi quanto di individui conosciuti, frequentati, le cui sofferenze, le cui storie di coppia consumate, risuonano pesantemente; e fanno ancora più male perché ciniche se non crudeli. 

Ciò di cui di si parla, dunque, è raccontato con uno stile così asciutto, così scarno che più che parole sembrano sguardi attenti a ciò che circonda, uno zoom su dettagli e particolari che più che descrivere fa provare. 

Scrive Diego De Silva nella prefazione "Il talento dell'imprecisione":
(...) conta solo misurarti con la quota di verità che la tua scrittura inventa, e di cui non sospettavi l'esistenza quando hai cominciato a mettere le parole in fila.
Non è necessario che le cose si risolvano, che i conti quadrino, che capo e coda siano agli estremi opposti del racconto: questa è la lezione di Carver

Che è la lezione che ognuno di noi paga alla propria esistenza.






Bugiardini d'autunno: di campane da sollevare

Sylvia Plath, La campana di vetro (Mondadori)

Ci sono libri che aspettano. Attendono pazienti che si possa leggerli ...

 

Uno stile lineare e pulito, che traduce un pensiero adolescenziale, racconta per la prima metà del romanzo l'ingenuo affacciarsi di una ragazza diciannovenne alla società crudele e patinata dell' America degli anni Cinquanta, vincitrice di un soggiorno a New York offerto da una casa di moda per la quale dovrebbe iniziare a scrivere. L'essere catapultata fuori da una provincia molto chiusa e gretta nella grande metropoli inebria prima e pian piano destabilizza la giovane. Si disegna a poco a poco quello che la stessa protagonista chiama "uno zombie", un lato oscuro di insoddisfazione e inadeguatezza che le fa calare addosso una "campana di vetro", rinchiudendola in un mondo alienato, confondendo la necessità di proteggersi con lo schiacciarsi da sola verso l'inesorabile strada dello squilibrio. 
La seconda parte vede cambiare in maniera radicale lo stile che diventa spezzato, confuso, a tratti frenetico o insensatamente languido. 
Eran ventun notti che non dormivo. Mi sembrava che la cosa più bella del mondo doveva essere l'ombra, le mille mobili forme e i mille anfratti dell'ombra. C'era ombra nei cassetti delle scrivanie, negli armadi, nelle valigie, ombra sotto alle case, gli alberi, le pietre, ombra dietro gli occhi e i sorrisi della gente, e ombra, miglia e miglia e miglia di ombra, sulla faccia notturna della terra. 
La sua volontà è annientata, la realtà intorno si confonde con i sogni cupi di una autodeterminazione al porre fine a tutto. Tornata al suo paese il bigottismo dei concittadini, l'incapacità di comprensione della madre, l'orrore delle cure psichiatriche aggraveranno ulteriormente le sue condizioni fino a che una dottoressa non la avvierà con pazienza verso una lenta guarigione.

Mi ha molto colpito la storia della pubblicazione:
Dubito che a qualcuno mai venga in mente di leggere questo libro
Questa frase è tratta dalla lettera di rifiuto che fu inviata da una casa editrice dopo che l'autrice aveva rivelato il suo vero nome (sotto pseudonimo aveva già ricevuto un diniego da un altro editore); nonostante la sua fama di poetessa, le pagine travagliate di una donna depressa sembrarono troppo inadatte al pubblico di figli del baby boom del dopoguerra. 
Nel 1963 il romanzo fu poi pubblicato, sotto pseudonimo, da un altro editore a Londra. 

Un mese dopo Sylvia Plath morì suicida.
E' la sua unica opera in prosa e la madre ostacolò in ogni modo la pubblicazione negli Stati Uniti, dove comparve sugli scaffali solo nel 1971

Scrivevo nella prima riga di questo bugiardino che certi libri hanno un peso che va al di là del valore letterario o dell'incanto narrativo; perchè riaccendono echi, costringono a fermarsi a riflettere su quanto le convenzioni, le costruzioni ingabbianti delle morali, i pregiudizi possano diventare più spesso di quel che si possa credere campane di vetro sospese sulle nostre anime. Credo che esse si abbassino e si rialzino molte volte nel corso delle nostre esistenze, e ciò che serpeggia nelle pagine di questo romanzo è la paura segreta che cova dentro ognuno di noi di rimanere prima o poi stanchi e senza forze, rischiando di non riuscir più ad infrangere muri di cristallo. 

Così come ci si ritrova a pensare che le frustrazioni, gli sgomenti, il sentirsi incapaci o inadatti spesso più che risultato di patologie psichiatriche non sono altro che un mancato riconoscimento della diversità di ognuno di noi da parte di società fossilizzate su etiche, preconcetti, e fanatismi che diventano comportamenti standard al di fuori dei quali non si è più "normali'. Troppo spesso è lo stesso ambiente intorno a noi a tenerci entrambe le mani, su quella campana, strumentalizzando i concetti stessi di "follia" e "normalità".

E quando si chiude il libro dopo aver letto l'ultima pagina si respira a pieni polmoni guardando verso l'alto, rammaricandosi soltanto che la stessa sorte o forse lo stesso coraggio sia mancato a chi quelle pagine di riscatto finale ha scritto.

Bugiardini d'autunno: di sport e rivoluzioni

Mauro Berruto, Independiente Sporting, Baldini&Castoldi



Un libricino che regala un paio d'ore serrate di una lettura sobria ma non per questo meno intensa, misurata nei toni e nelle parole ma toccante, che unisce la bella e amara storia del Sudamerica della prima metà del Novecento con quella diversa ma sempre crudele dell'Europa delle guerre mondiali e delle migrazioni transoceaniche. 

Nel 1952 in un piccolo villaggio colombiano arrivano Ernesto e Alberto, due giovani poco più che ventenni il cui destino sarà quello di diventare gli eroi di un'intera generazione; si fermano 15 giorni per allenare una strampalata squadra di calcio di campesinos che però grazie a loro vivrà un brevissimo momento di gloria, che non li porterà a diventare famosi ma cambierà le loro vite. 

Storie di calciatori, dell'eroismo della povera gente, di un pallone di cuoio cucito a mano che rotola su un campo polveroso su cui si disegna arditamente il modulo del Grande Torino. 

Ed è bello ripercorrere tra le righe il sogno del Che, che sembra ormai anacronistico e imbolsito ma che riacquista fiamma quando i riferimenti alle tragiche traversate degli emigranti italiani verso l'Argentina ricordano il nostro Mediterraneo oggi e l'eterno pellegrinaggio di chi scappa dalla morte rischiando ancora morte. 

Un libro imprescindibile per i lettori amanti del calcio, di uno sport sano che porta ancora in sé l'eco delle gesta del Torino distrutto tragicamente sulla collina di Superga nel 1949, l'orgoglio dei giocatori argentini vittime della vergogna del cupo Mondiale del 1978 organizzato dal dittatore Videla. Ma anche per chi ha vissuto quegli anni spettatore delle tristi sorti dei desaparecidos e delle madri di Plaza de Mayo. 

Un libricino che racconta dello sport che unisce le persone e le genti, affiata, amalgama, abbatte qualsiasi egoismo o patriottismi vacui; parla di un calcio che fu, di gioco di squadra, perché da soli non si è niente e mischiando il sudore si alimenta la speranza. 

Un libricino che insegna che la fiammella dei sogni resiste anche alle tempeste più violente.

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