
Lo confesso: la prima volta che l'ho visto ho immaginato una storia alla balla coi lupi, lenta, noiosa, lontanissima dal mio sentire (con tutto il rispetto per Kevin e i lupi), una cosa da maschioni solitari.
Sono contenta di essermi fatta ispirare dalle amiche perchè in Yeruldegger ho trovato, invece, innanzitutto dei personaggi femminili belli, forti, teneri e delicati e dei personaggi maschili che non occupano l'intero campo con la loro rudezza e machità, ma sono in grado di portare emozioni, tradizioni e anche lacrime.
È un bel giallo, prima di ogni altra cosa, ma è soprattutto un romanzo pieno di atmosfera ed emozione. Un'atmosfera nuova per me, quella della steppa mongola, che paradossalmente mi ha richiamato alla mente Garcia Marquez e la Allende per la presenza degli spiriti e della magia.
Un po' prevedibile per alcuni aspetti e con almeno uno dei personaggi che, mi è parso alla fine, è rimasto meno tratteggiato degli altri, ma, senza voler spoilerare, ho idea che sarà materia per il seguito della trilogia.