domenica 31 dicembre 2017

2018 Libri in arrivo



Siamo arrivati alla fine di un altro anno di letture. 

Come al solito, come in ogni post di fine anno della Farmacia, i titoli e gli editori scelti  rispondono sempre e solo a gusti, umori, interessi, simpatie, affetti, autori/tematiche/generi preferiti e quindi a criteri assolutamente arbitrari. Nessuna pretesa di giudizio di qualità letteraria, editoriale, tecnica, stilistica o quant'altro. 
E' il motivo per cui vi  invitiamo sempre e comunque nei commenti a proporre altri titoli di cui siete a conoscenza o a discutere di impressioni e aspettative su nomi e libri letti e da leggere.
Detto questo, di seguito i libri 2018 dei quali abbiamo avuto notizia al momento e che abbiamo ritenuto più accattivanti, elencati per casa editrice: alcuni escono fra gennaio e febbraio, altri anche parecchio più in avanti nei mesi; alcune copertine inserite sono provvisorie o non disponibili (motivo per il quale abbiamo talvolta inserito le copertine originali). 

Alla fine del post, come consuetudine, l'elenco degli eventi letterari dell'anno che verrà.

Sperando di stuzzicare la vostra curiosità, Buona Lettura e ... grazie per la compagnia!










Christopher Isherwood, Addio a Berlino

Una riedizione che ci piace molto.
Il giovane Isherwood fotografa la Berlino che negli anni della caduta della Repubblica di Weimar  si trasforma da città cosmopolita a capitale cupa e violenta, palcoscenico della tragica ascesa di Hitler. La trama svela  l'incantesimo per il quale tutti i tedeschi si ritroveranno sull'orlo del baratro senza quasi accorgersene, un inquietante capolavoro che racconta la tragica storia contemporanea con una scrittura  vivida e spietata. Isherwood mette in scena la prova generale di un disastro e ci fa assistere alla "resistibile ascesa del nazismo". Decisamente un capolavoro.





Per febbraio dovrebbe arrivare in libreria anche 

Roberto Bolano, Lo spirito della fantascienza, inedito postumo.
                         











               




Joy Williams, L'ospite d'onore

Apparso a Natale nelle librerie, una raccolta di racconti di un’autrice spesso affiancata a Flannery O’Connor (qualcuno dice anche a Carver): in un mondo ambientato lungo le coste del New England o nel Massachusetts, uomini e donne spauriti di fronte ai cambiamenti vengono ritratti con immagini spietate e illuminate da un umorismo cattivo ed affascinante.




                                                                           


                                                                             







Fred Vargas, Il morso della reclusa


Torna (finalmente) Adamsberg, lo "spalatore di nuvole", ultima traduzione italiana di Fred Vargas: un'indagine su tre anziani uccisi dal morso letale di un ragno si trasforma in un viaggio a ritroso nel tempo in un passato che si scopre accomunare le vittime. Ci si aspetta la solita, incredibile capacità introspettiva del commissario, detective filosofo tratteggiato da uno stile originale e da trame sempre appassionanti. In uscita a fine gennaio.


                                   


Audur Ava Ólafsdóttir, Hotel Silence 

Un dolente romanzo sulle vicende di un cinquantenne in piena crisi che ha smarrito i suoi punti di riferimento (una famiglia disgregata, una giovinezza con sogni e aspirazioni infranti): un uomo abituato a sistemare, riparare ed aggiustare che comincia a pensare ad un estremo rimedio con tutto il suo spirito pratico. Ma il momento in cui decide di prendere una stanza nel remoto Hotel Silence, il suo ultimo progetto inizia a naufragare. 
A gennaio, l'ultimo libro della scrittrice islandese di Rosa Candida.





Bohumil Hrabal, Lezioni di ballo per anziani e progrediti 

Un divertentissimo monologo dello scrittore ceco tradotto per la prima volta: un settantenne racconta la sua vita nell'Impero Asburgico ad una giovane donna, trascinandola con sé in narrazioni avventurose costruite sulle mille vite vissute dall'uomo, soldato, calzolaio, cuoco, che ha inanellato vicende avventurose e buffe. A tratti anche autobiografico, un altro libro di uno scrittore ritenuto, insieme a Hasek e Celine, un grande del Novecento. 






Paolo Maurensig, Il diavolo nel cassetto

Partendo dal presupposto che di questo autore si è letto tutto, per cui si scrive condotte da una personale predilezione, la trama di quest'ultimo libro in uscita a fine gennaio è indubbiamente ammaliante. In un remoto paesino svizzero, in cui tutti si sentono scrittori e non fanno altro che inviare manoscritti con il sogno di vederseli pubblicati, un bel giorno approda a sconquassare la pace dei boschi limitrofi un personaggio sinistro. Un editore. Ovviamente si scatena un logico subbuglio tra gli abitanti, che se lo contendono in ogni modo, offrendogli ospitalità, favori, cortesie, ma anche qualcosa di peggio. Scherzando sulla falsariga di un vero e proprio thriller, Maurensig con il suo stile  singolarmente raffinato, mette alla berlina il narcisismo letterario dei nostri tempi ma anche la nostra umanissima voglia di diventare famosi raccontando.




                   




Sacha Nappini, Le case del malcontento

Si legge già molto di questo romanzo quasi storico che fonde thriller psicologico e gotico rurale. Ambientato nell'entroterra maremmano (l'autore è di Grosseto) narra di una realtà di provincia (un paese morente, una trappola per chi ci vive) nel quale la monotona realtà quotidiana viene scombinata dal ritorno di un suo abitante andato via anni prima. I personaggi si accavallano intrecciando esistenze fatte di meschinità, passioni, aspettative, subdole vendette mostrando oscenamente un'umanità incarognita. 
In libreria a febbraio.





Mihail Sebastian, Da duemila anni

Ambientato negli anni Venti in Romania, uscito per la prima volta nel 1934, il romanzo è il doloroso racconto dell’ascesa dell’antisemitismo in Europa. Uno studente ebreo a Bucarest assiste impotente alle violenze crescenti, accompagnandosi a rivoluzionari e libertini, cercando in una dissolutezza giovanile che lo ubriachi una via d'uscita da un mondo che sta tragicamente cambiando intorno  a lui. Uno stile che molti hanno paragonato a Cechov, coraggioso ma anche leggero, e tematiche e testimonianze terribilmente vicine ai nostri tempi. 

A gennaio. 




                                                                            



Nona Fernandez, La dimensione sconosciuta 

La casa editrice Gran Via pubblicherà a marzo 2018 La dimensión desconocida, l’ultimo lavoro di Nona Fernández, vincitore del Premio de Literatura Sor Juana Inés de la Cruz 2017.

Stiamo seguendo la scrittrice cilena, nata nel 1971, da  Space Invaders e Chilean Electric (Edicola Ediciones, 2015, 2017). È stata inserita tra i 25 “segreti” meglio custoditi della letteratura latinoamericana. Mapocho, il suo primo romanzo, pubblicato quest'anno, ha vinto il Premio Municipal de Literatura ed è stato finalista al Premio Herralde de Novela. Attendiamo anche quest'ultimo titolo, affascinate come siamo da una grande scrittura che non ci ha mai deluse.






Charles Bukowski, La campana non suona per te

Quarantaquattro racconti inediti apparsi su riviste americane underground tra il 1948 e il 1985, pubblicati a gennaio in Italia per la prima volta. Si ripercorrono così quarant'anni di storia americana sulle ali dell'irriverente e trasgressivo stile dello scrittore che sbeffeggia un'intera società filtrandola attraverso le sue smodate abitudini e i suoi sfrenati racconti. I nuovi taccuini del vecchio sporcaccione: essenziale per tutti gli amanti di Bukowski.







                                                                           




Connie Palmen, Tu lo hai detto

Il richiamo potente di questo libro, in uscita a marzo, viene dai suoi protagonisti: Ted Hughes e Sylvia Plath, una delle coppie più note della storia letteraria del Novecento. Una storia struggente e tragica raccontata dal punto di vista di Ted, impietosamente colpevolizzato per il tragico esito dell'esistenza della Plath. E' lui il narratore cui dà la voce la scrittura commossa e pacata della Palmen in un monologo profondo, dignitoso anche se addolorato, un'imperfetta umanità rivelata con consapevolezza e intensità.
Esce a marzo. 










Teresa Antonacci, Una storia imperfetta 


Un omicidio. Bari sullo sfondo. Una colpevole, colta in flagranza di reato
quindi condannata a prescindere, senza alcun beneficio di dubbio.
Troppo spesso però l’apparenza inganna, non tutto è nel posto dove
dovrebbe: la perfezione apparente è imperfezione evidente.
Un bel romanzo pubblicato per questo inizio di 2018 dalla casa editrice barese, sesto libro per Teresa Antonacci, membro delle EWWA (European Writing Women Association), impegnata attivamente nel sociale.



                                                                                








Salvador Elizondo, Farabeuf

Il romanzo che proponiamo in uscita nel 2018 di questa giovane e tutta al femminile casa editrice barese è dello scrittore messicano Salvador Elizondo: Farabeuf pubblicato per la prima volta negli anni Settanta da Feltrinelli (e mai più ripubblicato) sarà curato da Alessandro Raveggi nella traduzione di Giulia Zavagna, e descrive un'unica giornata, anzi forse un unico istante, nella vita di questo medico molto discusso e realmente esistito. Una prosa raffinata e cosmopolita, che scuote il nostro immaginario indagando nei più profondi recessi della natura umana; un congegno narrativo spietato ed erotico, il tentativo estremo di raccontare un fermo immagine nel tempo di un racconto; un libro sorprendente che fa dimenticare gli stereotipi troppo spesso legati al boom della narrativa latino americana. In uscita a marzo.


  
                                                                                



Marylynne Robinson, Quando ero bambina leggevo libri


Marilynne Robinson è una scrittrice che abbiamo apprezzato ne Le cure domestiche (Einaudi, 2016) e che ha vinto il Premio Pulitzer per la narrativa nel 2005 e il National Book Critics Circle Award per la narrativa nel 2004. Segnaliamo la pubblicazione di Quando ero bambina leggevo libri, una raccolta di saggi ancora inedita scritti negli ultimi anni e dedicati alla storia americana contemporanea. 

In uscita a marzo.



  


                                                                                  



Ray Bradbury, Cento racconti

Sempre avuto un debole per Bradbury. 
E lasciamo alle sue stesse parole la presentazione di questa raccolta, uscita nel 1980:
«I racconti sono qui. Ce ne sono cento, quasi quarant'anni della mia vita. Contengono metà delle verità sgradevoli sospettate a mezzanotte e metà di quelle gradevoli riscoperte a mezzodì del giorno successivo. Se c'è una cosa che in questo libro ho inteso fornire, questa è semplicemente la mappa della vita di un uomo che a un certo punto si è messo in viaggio verso una qualche meta, e poi ha continuato ad andare. La mia vita non è stata tanto il risultato di una serie di riflessioni quanto piuttosto di una serie di azioni che, una volta compiute, mi hanno permesso di capire che cosa avevo fatto e chi ero. Ogni racconto è stato un modo di trovare aspetti del mio io, ciascuno un po' diverso da quello trovato ventiquattr'ore prima.»
Crediamo che basti. 
Ad aprile.


                                                                                  

Natsuo Kirino, In 

Il titolo è la lettura giapponese dei cinque ideogrammi che costituiscono i cinque capitoli del romanzo: Oscenità, Occultamento, Dipendenza, Negatività, Affinità. Dalla regina del noir giapponese, acclamato di alto livello letterario, un romanzo in cui si intrecciano le vicende di tre personaggi di indole molto diversa, uno scrittore perverso, un'amante succube e una moglie alla quale verrà affidata l'inaspettata e geniale chiave di volta della trama. A gennaio. 




                                                                                 




Tristan Garcia, 7

Dal ricco catalogo del 2018 abbiamo selezionato due titoli che ci hanno incuriosito: ad aprile ritroveremo Tristan Garcia (lo scrittore di Faber) e il suo 7, vincitore del Prix du Livre Inter 2016, pubblicato in Francia da Gallimard. Sette romanzi in miniatura sulla giovinezza, la musica, l'attivismo politico, gli extraterrestri, la religione e l'immortalità. Sette storie indipendenti che il lettore scoprirà correlate a comporre una nuova immagine della psiche dell'uomo contemporaneo. 






Joseph Incardona, Lonely Betty


A maggio uscirà Lonely Betty di Joseph Incardona la storia noir (ma non solo) di una anziana insegnante in una piccola cittadina del Maine che alla vigilia del suo compleanno inizia a svelare particolari inquietanti del passato sorprendendo tutti i suoi concittadini. Con lo stile unico e inquietante che abbiamo apprezzato in La metà del diavolo, un romanzo che si presenta abbastanza fuori dai cliché del genere (premio Roman Noir al Festival di Beaunes 2011). 





                                               



Rèjean Ducharme, L'inghiottita

Pubblicato per la prima volta nel 1966 su pressione di Raymond Queneau, questo classico della letteratura canadese racconta la storia di una bambina che non vuole diventare adolescente aggrappandosi alla sua infanzia, anche se tradita da questa, anche se in costante fuga da situazioni familiari a cui rimedia grazie alla forza dell'immaginazione. Un romanzo di formazione dalla scrittura disincantata ma vera, allo stesso tempo lieve e dura. L'autore, scomparso quest'anno, non ha mai rilasciato un'intervista ed ha sempre vissuto nell'anonimato, nonostante nove romanzi e numerose opere teatrali di successo. 
Da scoprire; in uscita a febbraio.



                                                                                  







Margaret Atwood, Fantasie di stupro

14 racconti molto brevi, riediti con una nuova traduzione. Fantasie di stupro di Margaret Atwood è una raccolta sconvolgente di novelle dell'autrice quest'anno molto chiacchierata anche per il successo della serie I racconti dell'ancella. Un cupo universo femminile che cerca di sbrogliarsi dagli eterni vincoli sociali che ingabbiano le "eroine" protagoniste della sua scrittura. 
Da gennaio.


   


                                                                                   




Liliana Lazar, Figli del diavolo

Romania, la dittatura di Ceausescu: una drastica politica delle nascite non consente l'aborto a donne che non abbiano almeno già quattro figli. I "figli del diavolo" che comunque vengono alla luce sono presi in carico dagli orfanotrofi di Stato, strutture più simili a lager in cui i burocrati del regime dispensano crudeltà. Le vicende di due donne le cui vite si incontrano casualmente per motivi opposti (una nubile senza figli ed una signora che deve liberarsi di un pesante fardello) costituiscono la trama di quella che è anche una testimonianza storica perchè si ispira a fatti realmente accaduti. Un capitolo oscuro del nostro recente passato scritto in un libro che ha avuto molto successo nella sua prima edizione in francese. 
Disponibile da fine gennaio.






Andres Neuman, Vite istantanee

Da una delle nostre case editrici preferite, due (ma ce ne sarebbero davvero tanti) titoli assolutamente imperdibili: Vite istantanee di Andrés Neuman, lo scrittore argentino che seguiamo con interesse e del quale si è abbondantemente discusso tra i post di questo blog e pagine social affini. 
Una nuova raccolta di racconti, in cui l'autore argentino immortala quasi fotograficamente le vite di personaggi memorabili. In uscita a marzo.




Grace Paley, Racconti



E a dicembre nella nuova traduzione di Isabella Zani tutti i Racconti della magistrale Grace Paley scrittrice e poetessa statunitense osannata da Roth e Bellow e letta in Piccoli contrattempi del vivere per Einaudi.





                                                                      








Cristò, Restiamo così quando ve ne andate 

La rinnovata casa editrice pugliese Terra Rossa porta a gennaio in libreria Restiamo così quando ve ne andate di Cristò, autore interessante e innovativo. Il romanzo è la storia di un quarantenne "al bivio" che immancabilmente sceglie la strada sbagliata. Ovvero, della ricerca del proprio posto in un mondo in cui non si riesce a realizzare nulla per sè, bloccati in una apatia virtuale, sperando in soluzioni per le quali si fa poco ma che continuano ad animarci.




                                                                                   






Georgi Gospodinov, E tutto divenne luna



Lo scrittore bulgaro Georgi Gospodinov è stata una bella scoperta nell'interessantissimo panorama letterario balcanico degli ultimi anni. Si sa ancora pochissimo della traduzione che sarà curata da Giuseppe Dell'Agata (grazie al quale abbiamo letto Fisica della Malinconia): una raccolta di racconti che prenderà il titolo E tutto divenne luna

Attendiamo di conoscere il mese di uscita del testo (stay tuned, insomma). 






                                                                      EVENTI 2018







Ed ecco l'elenco dei tantissimi eventi che nel 2018 riguarderanno in tutta la nostra penisola i libri. 

GENNAIO 2018
– Dal 27 gennaio al 4 febbraio, a Lecce, la terza edizione di Picturebook Fest, il festival dell’arte e della letteratura per ragazzi.
FEBBRAIO 2018
– Dal 2 al 5 febbraio al teatro Franco Parenti di Milano il festival I Boreali, il festival dedicato alla cultura nordeuropea
– Dal 2 al 4 febbraio a Suzzara, in provincia di Mantova, NebbiaGialla Suzzara Noir Festival;

MARZO 2018
– Dall’8 al 12 marzo a Milano la fiera Tempo di Libri;
– Dal 15 al 18 marzo a Roma la nona edizione di Libri Come;
– Dal 16 al 19 marzo a Parigi il Salone del libro;
– Dal 23 al 25 marzo a Milano Bookpride;
– Dal 23 al 25 marzo a Cesena il Festival Internazionale di Poesia e Arti Sorelle;
– Dal 24 al 25 marzo a Modena Buk – Festival della piccola e media editoria;
– Dal 26 al 29 marzo a Bologna la 55° edizione della Fiera del libro per ragazzi-Bologna Children’s Book Fair.


di Redazione Il Libraio | 02.02.2017



APRILE 2018 
– Dal 5 all’8 aprile a Città di Castello (Perugia) il CaLibro Festival;
– Il 16 aprile l’assegnazione dei premi Pulizter;
– Dal 21 aprile al 6 maggio, a Bergamo, la cinquantanovesima edizione della Fiera dei librai;
– Il 20 aprile verranno resi noti i cinque finalisti del premio Campiello Giovani 2018;
– Il 23 aprile ricorre la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore;
– Dal 28 aprile al 1° maggio il Napoli Comicon;
– A Palermo la proclamazione dei vincitori del Premio Letterario Internazionale Mondello (data da definire).

MAGGIO 2018
– Dal 2 al 6 maggio a Perugia si terrà il Festival Encuentro – Festa delle letterature in lingua spagnola;
– Dal 3 al 6 maggio a Rovigo il festival Rovigoracconta;
– Dal 10 al 14 maggio a Torino il Salone del libro;
– Dal 17 al 27 maggio ad Alessano Tricase (Lecce) il festival Armonia – Narrazioni in Terra d’Otranto;
– Dal 18 al 20 maggio a Urbino il festival Urbino e Le città del Libro;
– Il 22 maggio (indicativamente) a Torino ci sarà la cerimonia di premiazione del premio Calvino;
– Dal 25 al 27 maggio a Pistoia Dialoghi sull’uomo, il festival dell’antropologia contemporanea;
– Dal 30 maggio al 1° giugno il festival Bookexpo America – Bea;

GIUGNO 2018
– Dall’1 al 3 giugno a Ivrea il festival La grande invasione;
– Dal 7 al 10 giugno a Cagliari il festival Leggendo Metropolitano: il tema della decima edizione sarà “Tengo famiglia”;
– Dal 7 al 10 giugno all’Orto botanico di Palermo Una marina di libri, che quest’anno avrà un nuovo direttore artistico, Piero Melati;
– A giugno la votazione in casa Bellonci, a Roma, della cinquina del premio Strega (data da definire);
– A Ragusa dal 15 al 17 giugno il festival A tutto volume;
– Dal 15 al 17 giugno a Rimini il festival Mare di Libri;
– Dal 20 al 24 giugno a Lamezia Terme l’ottava edizione di Trame – Festival dei libri sulle mafie;
– Dal 23 al 27 giugno a Taormina il TaoBuk festival;
– A Gavoi, in Sardegna, il festival Isola delle storie (date da definire);
– Da giugno a luglio Milano e altre città la Milanesiana (date da definire);
– A Firenze il Premio Gregor von Rezzori – Festival degli scrittori (date da definire);
– Da giugno a settembre Borgate dal Vivo, festival letterario delle borgate alpine;
– Dal 22 giugno al 1° luglio a Viterbo il festival Caffeina;
– Dal 25 al 27 maggio, a Pienza, ci sarà Caffeina. Emporio letterario.
LUGLIO 2018
– A inizio luglio a Roma la finale del premio Strega;
– Dal 5 all’8 luglio a Polignano a Mare la 17° edizione del festival Il Libro Possibile;
– Dal 28 luglio al 4 agosto a Capalbio (Grosseto) il festival Capalbio Libri;
– A Pontremoli il premio Bancarella;
– A Barolo, nella Langhe, il festival Collisioni (date da definire);
– Indicativamente dal 27 luglio ai primi di agosto, a Punta Secca (Ragusa), la rassegna letteraria Libri d’aMare.

SETTEMBRE 2018
– Dal 5 al 9 settembre a Mantova la ventiduesima edizione del Festivaletteratura;
– Dal 19 al 23 settembre a Pordenone il festival Pordenonelegge;
– A Venezia la finale del premio Campiello (data da definire);
– A Piacenza il Festival del Diritto (date da definire);
– Dal 18 al 20 settembre, alla Fortezza da Basso di Firenze, Padiglione Spadolini, la seconda edizione del festival Firenze Libro Aperto;
– Dal 27 al 30 settembre a Boves (Cuneo) il festival Boves Letteraria;
– Dal 27 al 30 settembre, il Treviso Comic Book Festival;
– Dal 27 al 30 settembre a Matera il Women’s fiction festival;

OTTOBRE 2018
– La prima settimana d’ottobre, a Brescia, ci sarà Librixia, Fiera del Libro;
– A Palermo il Festival delle letterature migranti;
– Dal 10 al 14 ottobre a Francoforte la Fiera del libro-Frankfurter Buchmesse;
– A ottobre l’assegnazione del Man Booker Prize;
– In data ancora da definire, l’annuncio del premio Nobel per la letteratura;
– A Ferrara (data da definire) il Festival di Internazionale;
– A Pescara, in date da definire, si terrà il FLA: festival della letteratura e altre cose;
– Dal 31 ottobre al 4 novembre Lucca Comics&Games

NOVEMBRE 2018
– Dall’8 all’11 novembre, a Milano si terrà Bookcity;
– Dal 9 all’11 novembre a Chiari (Brescia) la Rassegna della Microeditoria;
– Dal 9 all’11 novembre la rassegna Pisa Book Festival; 
– A novembre assegnazione del premio Goncourt (data da definire);
– Dal 24 novembre al 2 dicembre a Guadalajara la Feria Internacional del Libro;
– A novembre, in data da definire, ci sarà la programmazione dei premi Super Mondello e il Mondello Giovani;

DICEMBRE 2018
– Dal 5 al 9 dicembre a Roma si terrà la fiera della piccola e media editoria: Più libri più liberi;
– Tra Milano e Como il Noir in festival (date da definire).

mercoledì 8 novembre 2017

Bibliopillola n. 25: Per uscire dai Secoli Brevi

John dos Passos, Manhattan Transfer, Dalai Editore


Quando si parla della letteratura americana si citano nomi del calibro di Hemingway e Fitzgerald: eppure John dos Passos è uno dei narratori più spietatamente lucidi del sogno americano della prima metà del XX secolo. Scritto nel 1925, questo libro intreccia nell’arco di vent’anni, dagli inizi del secolo al primo dopoguerra, una manciata di esistenze che si aggirano tra i vicoli luridi e i cantieri di acciaio e vetro di una New York che sta diventando metropoli. 
Una città che comincia a svettare in altezza ma a guardarla dal basso è l’acqua scura che sciaborda intorno ai moli di Ellis Island, i bassifondi stipati di italiani, polacchi, neri, irlandesi che si procacciano lavori alla giornata morendo di fame, un dedalo di strade sporche solcate da starlette a caccia di un successo facile fra i cartelloni di Broadway e le foglie di cavolo che marciscono negli angoli, arrampicatori sociali dalle diverse fortune, avvocati rampanti, maghi di Wall Street ridotti ad elemosinare un pranzo.
È la nascita del capitalismo americano, lo sfondo del romanzo, la contemporaneità più schietta composta da una folla dalle sorti contrapposte, chi scala la rampa sociale grazie ai profitti e chi resta nelle cantine dei palazzi del potere e delle grandi industrie. 
Vite che nel racconto sono spezzettate, mischiate tra di loro, a creare ritagli dorati e nere, luminosi e cupi. 
Alcuni protagonisti tengono le fila della poliedrica narrazione, conducendo intorno alle loro storie un groviglio di personaggi minori, tutti ad affrescare un quadro vivente fatto di suoni, odori, brusii di fondo, chiasso, silenzi di miseria e musica da palcoscenico. 
Originalissima infatti la struttura narrativa, che monta insieme i vari punti di vista, con scarti minimi tra le diverse storie e il fluire degli anni che si recupera solo dai dialoghi, dalle descrizioni degli eventi. Poca punteggiatura, uno stile sperimentale che utilizza anche titoli di giornale, verbali di polizia, citazioni letterarie e brani di canzoni, in un allestimento quasi cinematografico.
Uno sperimentatore, insomma; recuperando la biografia di questo “ignoto” John dos Passos (fu tradotto la prima volta negli anni Trenta ma molte pagine furono stralciate forse perché poco gradite al regime fascista -ci sono anche anarchici e socialisti che cantano l’Internazionale nelle bettole newyorchesi-, è poi “scomparso” dalle nostre letture fino a qualche anno fa) si comprende molto di questo libro.
La vita di questo scrittore nato a Chicago, nipote di immigrati portoghesi, che ha combattuto durante la Grande Guerra per poi diventare architetto e giornalista, attribuisce  senso a tutte le figure che animano la sua America, tutte indistintamente a cercare la propria direzione, scendendo da piroscafi, solcando l’Hudson o salendo su treni: Manhattan Transfer fa infatti riferimento alla linea di una sopraelevata del West Side, e per tutto il libro le traversine su cui corrono le vite dei pendolari, le gallerie sotterranee in cui si nascondono i contrabbandieri durante il proibizionismo, insieme a reti e gallerie di fogne e agli scavi dei cantieri rappresentano sempre la NY infernale che giace sotto i palazzi in costruzione. 
Nessuno di loro troverà un punto d’arrivo. 
Nessuno potrà dire di aver realizzato il proprio sogno, anche fra coloro che addenteranno una posizione da benestanti.
Triturati dal nuovo secolo, dalle sue dinamiche spersonalizzanti, dalla fredda logica del profitto, da un progressivo ammutolirsi delle coscienze di fronte a tempi diventati frenetici, continueranno a vagare inquieti fra guerre e società nascenti, fra lustrini, gioielli e la violenza di un’epoca irrisolta.
Condannati a girare intorno a se stessi, appena arrivati sull’isola vogliono tutti andare via ma li si ritrova ancora lì, schiacciati su se stessi, dopo vent’anni.

Una bella, tardiva scoperta. Un precursore sconosciuto, una scrittura che ricorda le riprese scattanti e disorientanti delle cineprese da spalla, a testimoniare quegli anni a stelle e strisce che forse furono meno ruggenti di quel che si tramanda.

Un demistificatore, insomma, che oggi, ancora e soprattutto oggi, conviene leggere, considerando che le generazioni non si perdono solo nelle grandi guerre ma anche nell’estenuante conflittualità di un Occidente in perenne contrasto con il resto del mondo.

mercoledì 25 ottobre 2017

Bibliopillola n.24: Per diradare la nebbia

Il porto delle nebbie, Pierre Mac Orlan, Adelphi 


Ci sono libri che ti ruotano intorno per una vita; li trovi citati da autori che per certi periodi leggi forsennatamente, e li appunti su diari o quarte di copertina; li ritrovi menzionati in testi di critica letteraria; poi inizi a cercarli e non ci sono edizioni disponibili. Dopo un ventennio li scorgi casualmente in libreria, tradotti e ripubblicati. Passa ancora un po’ di tempo e un giorno qualsiasi senza un motivo particolare decidi finalmente di comprarli.

È andata così con il Il porto delle nebbie di Pierre Mac Orlan.

Presi nota di questo libro ai tempi dell'università. Lo nominava Sartre per il quale nutrivo una sconsiderata passione e del quale leggevo tutto ciò che trovavo, dai romanzi, ai testi teatrali, ai saggi filosofici. Poi lo rintracciai nei dintorni di Céline, nelle letture ambientate a Montmartre, tra le parole di chi raccontava quell'Europa sospesa e senza forze tra le due guerre. Qualche tempo fa mi accorsi dell’edizione Adelphi ma l'ho acquistato solo l'anno scorso. 
Finalmente l'ho letto, e il cerchio s’è chiuso. 

Di cosa parla questo libro? Di tutte le esistenze che brancolano in una foschia che sa di umido e che avvolge in certe epoche della vita, in cui ci si sente in bilico come quando si cammina sul ciglio del burrone con la consapevolezza che ci aspetta un abisso. Quei periodi che fanno presagire catastrofi ma si procede ostinatamente, con le mani davanti a parare ostacoli. 


Il titolo originale è Le quai des brumes: più che “porto” (in realtà i quais sono i larghi moli sul Lungosenna, con le centinaia di chiatte abitate che all’inizio del XX secolo trasformavano una metropoli nascente in una sorta di città portuale) a mio avviso rende meglio la traduzione “crocevia”. Cinque solitudini che si incontrano in una notte d’inverno fredda e cupa in una bettola*, con la neve a coprire le strade deserte di Montmartre.
Cinque personaggi dalle esistenze poco definite, dai contorni sfumati intorno ad anime nere segnate da tragedie personali. Saranno inghiottiti dalla nebbia di una capitale lacerata dalle contraddizioni di inizio secolo: la patinata Parigi della Belle Epoquè che celava la spaventosa durezza delle condizioni degli abitanti dei sobborghi. Bohemiens più negletti e meno romantici del secolo precedente, incattiviti dalla fame vera, resi cinici dalla miseria.
Vite vissute senza più passione e un lettore che resta spiazzato di fronte al freddo, asettico racconto delle loro débâcles: ed è qui la maestosità della scrittura di Mac Orlan, nel saper rendere questa periferia ai margini del mondo nella quale i protagonisti vivono come lupi e con i lupi, fra assassini e clochards che non appartengono più alla razza umana, ridotti ad implacabili congegni meccanici.

Prostitute già vecchie a diciannove anni e artisti squattrinati che riescono a dipingere solo la morte; macellai che guardano al mondo come una massa di carne inerte e soldati che come scarafaggi si arruolano nella legione straniera per avere i pasti assicurati. L’unica cosa che conta è dormire al caldo e trovare da mangiare, e quest’unica spossante occupazione li distoglie dal riprendere in mano le loro esistenze, li sprofonda in una nebbia sempre più fitta, quella

di un’Europa che a quell’epoca dormiva beata come un ipocrita animale da preda, e l’umanità pensava cose scriteriate, con il tacito consenso dell’animale addormentato. Le future vittime, predisposte dai giornali, ingrassavano nell’inconsapevolezza del cataclisma (sta infatti per scoppiare la Prima Guerra Mondiale)

Il libro fu scritto nel marzo 1927 da un autore che aveva vissuto in prima persona i patimenti della miseria da lui descritti con tanta superba bravura: e li racconta in un momento in cui, di nuovo, ci si trova a vivere una condizione di atterrita sospensione, quello tra le due guerre. Leggere la biografia di Mac Orlan è sorprendente: una vita da funambolo, scrittore, fisarmonicista, cantautore, spesso povera, poco compresa, con qualche sprazzo di fama alternato a censure. I suoi contemporanei non colsero, rimuovendo come solo noi europei sappiamo fare, il monito celato tra le disperate verità dei suoi personaggi, una profezia che artisti di levatura letteraria internazionale come Malraux e Queneau, Apollinaire e Picasso avevano invece assai chiara davanti agli occhi. Né i suoi lettori apprezzarono (passò nel panorama letterario degli anni trenta fra l’indifferenza più sconcertante) la sperimentazione dell’impersonalità, il realismo distaccato e privo di emotività, l’impareggiabile maestria che occorre per raccontare il mistero dell’esistenza. Solo alcuni compresero che quella miseria senza splendore poteva essere scritta solo così, senza sconti: sarà Louis Ferdinand Céline a dire di Mac Orlan

Aveva già visto tutto, capito tutto, inventato tutto
  
Nelle centocinquanta pagine di questo testo si riassume l’epopea della letteratura della prima metà del Novecento, di una metà di secolo che è stata attraversata furiosamente dalla prova dell’estrema brutalità umana, dalla violenza e dall’indigenza, testimoniate, raccontate, urlate dalle più belle sperimentazioni artistiche in tutti i campi. 
Quando l’ho riposto dopo averlo finalmente letto, atteso da vent’anni, ho pensato: 

- devo tornare a Parigi e cercare il Lapin Agile; 

- voglio vedere il film “Il porto delle nebbie” del 1938 sceneggiato da Prévert, diretto da Carné e interpretato da Jean Gabin; 

- storicamente siamo di nuovo qui, a rischiare di essere inghiottiti dalla nebbia.


Imperdibile.





*La bettola descritta nel romanzo, il “Lapin Agile” esiste davvero. Era un luogo per indigenti nato con il nome “Cabaret des Assassins” quando ancora sulla collina di Montmartre non c’era il Sacro Cuore e "cabaret" significava solo ritrovo, non luogo di intrattenimento artistico. Sulla facciata agli inizi del secolo fu dipinto dal caricaturista Andrès Gill un coniglio che scappava da una pentola e gli fu cambiato il nome in Au Lapin à Gill. Dopo la guerra la clientela diventò più rispettabile (ma mai ricca) e fu frequentato da personaggi come Modigliani, Picasso, Apollinaire: i personaggi di questo libro richiamano persone realmente esistite che bazzicavano insieme a Mac Orlan intorno al Lapin Agile.

Trovate il locale all’angolo tra rue des Saules e rue saint Vincent.


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