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venerdì 29 settembre 2017

Bibliopillola n. 23: Per non perdere la capacità di assaporare


Laia Jufresa, Umami, SUR


Il sapore della vita è inconfondibile perché li mischia tutti: l'amaro del dolore, il dolce dei sogni, dei progetti e dell'amore, il salato della curiosità e delle novità, l'acido delle delusioni e dei dissapori. 
È la vita stessa l'umami, il quinto indefinibile fra i gusti, che li amalgama  tutti insieme per creare un saporito indiscernibile e unico. 
Bella la scrittura che guida appassionando tra le vicende dei personaggi, vicini di un comprensorio in cui si condivide un cortile e le vite si fondono e intrecciano; la trama non è lineare, salta tra passato e presente, da un appartamento all'altro, lasciando che siano gli stessi protagonisti a presentarsi, a rivelare ciò che li unisce. 
E finisci per amarli tutti gli abitanti di "Villa Campanario", perché nel cortile sul quale si affacciano tutte le case c'è una campana di bronzo
e tutti quelli che vivono qui devono saltare il batacchio della campana per entrare e uscire dalle loro case
Come un pegno da pagare, come un gioco da fare insieme. 
Ho amato l'antropologo Alfonso Semitiel, il proprietario di tutto il comprensorio, il suo struggente racconto delle quotidiane idiosincrasie di un matrimonio come tanti, unico come tutti. 
L'adolescente Ana affacciata sulla vita che già la prende a schiaffi, la sua amica Pina alla ricerca di una madre che non la vuole, la giovane Marina che crea i colori per sfuggire al nero che si porta dentro, e tanti altri che ruotano intorno portando ricordi, agganci con il passato, fantasmi e viventi, la nonna "gringa" americana, la cardiologa superstiziosa, il padre musicista che prova ancora ad accordare una famiglia: tutti attori superlativi, camei che completano un quadro originale, commovente, impossibile da raccontare, come l'umami.

Un sapore che satura ma non si fa distinguere, irrisolto, complesso ma
 allo stesso tempo chiaro e tondo
come la vita di quelli che resistono meglio che possono. 

Fa da scenario una Città del Messico raccontata nelle sue mille contraddizioni, antica e moderna insieme, le vestigia di una città coloniale inghiottite da una capitale frenetica e disordinata, un crocevia di tradizioni e culture che spuntano ovunque tra le pagine, come il mais, i fagioli e le zucche della milpa, il magico amaranto, i tomatilli.

Le pagine della Jufresa si aprono su un mondo lontano e pressoché sconosciuto, ma al quale ti avvinghi già dalle prime righe, in nome di quella universale condizione degli individui che restano ancora disposti ad amare disperatamente quella stessa vita che può decidere di colpire duro. 
Imperdibile.


mercoledì 9 agosto 2017

Bibliopillola n.22: ricostituenti indispensabili, i "Classici"

Joseph Conrad, All’estremo limite, Quodlibet Compagnia Extra, 2017 


 Mi ero detta qualche giorno fa "ho voglia di leggere un classico"; e quando ho chiuso, con grande, grandissima soddisfazione, l'ultima pagina di questo libro, ho saputo con certezza di averne sfogliato uno. 
 La questione adesso è provare a capire cos'è un classico. 
 Spolverando reminiscenze scolastiche e universitarie ho ricordato quanto sia rischioso azzardare una definizione, perché si è di fronte ad un concetto che presuppone qualcosa di oggettivo in maniera indiscutibile, che richiama una tradizione consolidata di canoni, criteri e valori, estetici e culturali. Il che significa, come ha sottolineato una recente critica letteraria americana, che ciò che viene stigmatizzato come classico è solo il prodotto della cultura dominante di un luogo specifico in un periodo preciso (tant'è che prima di Poe, Steinbeck e Roth i ragazzi yankee studiano Omero, Virgilio e Shakespeare, tributo ad una classicità letteraria occidentale abbastanza imposta e poco amata).
E vabbè, anche nella vecchia Europa un paio di secoli prima qualcuno aveva definito la cultura “sovrastruttura”, quindi ci si infila in una querelle di difficile risoluzione. 
 Pare che si debba scegliere cosa definire classico, insomma. 
 Ma come si può determinare che un libro sia indiscutibilmente e in assoluto bello? 
Conrad mi ha offerto una sensazione che non provavo dai tempi del liceo, grazie anche alla bella edizione Quodlibet e alla magistrale traduzione (pubblicata per la prima volta) di Gianni Celati: quella di accomodarmi in un testo che richiede una lettura piena, pacata e profonda, una scrittura che sospende tutto intorno a sé e al libro, che abbisogna di tempi lunghi per seguire l'ampio respiro delle frasi costruite parola per parola. 

 Mi è venuto in soccorso Italo Calvino:

 È classico ciò che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
 È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l'attualità più incompatibile fa da padrona. 

 Questo libro crea una realtà parallela grazie all'incomparabile perizia stilistica di rendere minuziosamente paesaggi, colori, odori, suoni; e a quell'inarrivabile capacità di scandagliare l'animo umano senza creare scompiglio in superficie. L'apparentemente placida navigazione fluviale del piroscafo Sofala, dalla Malesia alla Birmania, tra fango e mangrovie, lascia presagire le atmosfere de La linea d'ombra (scritto quindici anni dopo): l'anziano capitano Whalley, uomo integro, massiccio, una solidità di fisico e di principi, rappresenta la fine dell'epopea coloniale nell'immobile trasformazione di un oriente anacronistico. Signorile e cortese, crede socraticamente che chi compia il male lo faccia solo per ignoranza del bene: è assolutamente incapace di concepire la cattiveria deliberata, di scorgere doppi fini o magheggi alle proprie spalle. Convinto di una sorta di immortalità che la sua probità dovrebbe garantirgli, si ritrova invece e all'improvviso travolto da un dramma che non saprà affrontare. 
Spiazza (oggi) leggere di tanta fiducia nell'umanità, così come sorprende un'interpretazione colonialista fuori da logiche esclusivamente commerciali, diretta ad una civilizzazione (non si comprende quanto realmente ingenua) volta a liberare "individui stupidi" dalla possibilità di diventare malvagi. E invece intorno al capitano ci sono arrivisti, gente che vuole fare strada o arricchirsi ad ogni costo, sleali e corrotti, premonizioni del secolo appena iniziato. E quando si consuma la tragedia che abbatte ogni sua certezza essa assume l'amaro sapore di una nemesi divina, un mondo intero che scompare nel buio di tempi che furono. 
Contemplare la rovina e la solitudine di un uomo induce a riflettere sulla propria esistenza: a distanza di più di un secolo, scenari e luoghi diversi e ormai lontani diventano specchi più nitidi della stessa contemporaneità. 
Proprio perché salta agli occhi la lontananza di certe dinamiche sociali. 
Come se l'uomo fosse sempre e ancora uomo, nonostante o tuttavia si guardi al passato come un'epoca superata in funzione del progresso, dell'evoluzione e del miglioramento. 
 Il finale è commovente, come in un film d'altri tempi, di quella pietà che, avendo perso, si ritrova solo in un classico. 

 Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui. 

 A proposito, grazie, Italo. 

 Le citazioni sono tratte da I. Calvino, Perché leggere i classici, Oscar Mondadori, Milano, 1995

mercoledì 2 agosto 2017

Bibliopillola n. 21: Per tenere insieme i pezzi


Andrés Neuman, Frammenti della notte, Ponte alle Grazie

Neuman mi aveva già colpita con “Le cose che non facciamo”, racconti che rivelano l’impressionante capacità di scomposizione della sua scrittura, una specie di occhio di bue che mette in luce dettagli e aspetti minimi dell’esistenza rischiarandola spietatamente; questo libro (il suo primo romanzo, redatto quindici anni fa) è strepitoso.
Roberto Bolano ha scritto che ne è stato “soggiogato” e “ipnotizzato”: mica uno qualsiasi.
E l’effetto è precisamente quello: un’esperienza ammaliante, emozionante ma senza eccessi, di una coinvolgimento quasi pudico. Neuman ha la rara capacità di rendere lirica una scrittura asciutta e senza orpelli; una trama disincantata, a tratti rassegnata, assume una potenza narrativa incredibilmente empatica.
Demetrio Rota è il protagonista: un protagonista in bianco e nero, un netturbino anonimo e senza storia che vive una condizione quotidiana perennemente intontita dalla mancanza di sonno (i turni di lavoro iniziano molto prima dell’alba e finiscono nella tarda mattinata). Una vita piatta condivisa con un inconsapevole (e per questo molto più felice di lui) collega/amico, in cui l’unica occasione di svago è il puzzle serale che l’uomo si concede prima di mettersi a dormire nello squallido appartamentino da single.
Ogni sera, tutte le sere, unisce i frammenti: tessere di paesaggi che gli ricordano la citta natia (Bariloche, che è anche il titolo originale del romanzo), una località perduta in mezzo ai boschi dove ha vissuto forse l’unica felicità che un’esistenza parecchio grama gli ha concesso, un amore giovanile ancora rimpianto. E ricompone cieli e alberi così come raduna ricordi e pezzi della propria vita già esausta, così come al lavoro nelle asfittiche aurore di Buenos Aires raccoglie i rifiuti scartati da altri esseri che palpitano e pulsano intorno a lui. Quasi scansandolo. Non c’è riconoscimento tra lui e la città, non gli appartiene, abita ancora un’adolescenza  che gli ha accordato un fugace amore, quel tanto che basta per sapere che esiste. Eppure arriva sempre un momento in cui le monotonie che salvano, perché regalano un finto ordine al quale aggrapparsi,  si rompono: il momento in cui le tessere non combaciano. In cui scompaiono i pochi punti di riferimento, in cui un tradimento inaspettato fa crollare il cielo cartonato che aveva costruito per ripararsi dalla pioggia: e comprende che non ha fatto altro che restare ingabbiato in un passato, che la sua vita si è rotta definitivamente molto tempo prima. 
Non voglio dire altro sulla storia; aggiungo che mi ha fatto tanto pensare sulla necessità di ognuno di noi di tenere insieme i propri pezzi. 
Abbiamo alle spalle trascorsi che innegabilmente sono parte di ciò che siamo, con i quali siamo costretti a fare sempre e comunque i conti. Spesso tuttavia non riusciamo a volgere il capo in avanti, a riprendere la forza e la volontà per progettarci, rilanciarci, rimetterci in discussione. Siamo stanchi, o impantanati nel troppo già vissuto, incapaci di credere che ci si possa stupire ancora: e limitiamo gli sforzi ad evitare ulteriori danni, e impariamo a convivere con gli spettri diafani dei tempi che son stati. 
Provando la sensazione di essere stati ormai scacciati dalla propria esistenza, come reietti: “se non posso vivere come voglio, allora preferisco non pensare che c’è un’altra vita”.

Eppure, forse non è così necessario che il puzzle si ricomponga sempre alla perfezione. Non è indispensabile che tutti i frammenti si incastrino esattamente tra loro: anche una visione d’insieme incompleta può rappresentare qualcosa,  una promessa non è per forza qualcosa di intatto.

A quei tempi non lasciavo mai i puzzle fatti dopo averli completati, mi sembrava non avesse senso, ora invece sento il bisogno di avere qualcosa che non sia rotto

Anche se ci scomponiamo, in ognuno dei pezzi c’è parte di noi, anche in quelli in cui gli angoli si sono scollati e non possono più unirsi ad altri. L’esattezza della vita a un certo punto si sporca: ma siamo fatti anche del più piccolo dei nostri sbagli.
Un libro davvero umano, che mi ha profondamente toccato.



lunedì 13 febbraio 2017

Bugiardini: fra le letture di febbraio

La nostra selezione di titoli tra cui curiosare cercando balsami e cachet, poiché l'inverno è ancora lungo.


Mai senza un classico 
William Somerset Maugham "Moom", La diva Julia, Adelphi


Una lettura imprescindibile. Una prosa che culla e accattiva, che avviluppa pagina dopo pagina, che solo la melodia incantevole delle parole precise a disegnare la narrazione intorno è motivo di soddisfazione indefinita. Si aggiunga una trama semplicemente perfetta, che non perde mai il ritmo e tiene sul filo, che si segue senza mai essere scontata, ricca, densa, nella quale i personaggi si incastonano millimetricamente a restituire un quadro finale, quelle ultime venti pagine, che ti fanno spianare un sorriso trattenuto per tutta la lettura. Un sorriso di appagamento, di gratitudine. La diva è la grande attrice, la donna del palco, una vita recitata alla perfezione e forse non c'è altro modo di viverla, questa vita, se non interpretando parti, strappando sempre l'ultimo applauso, prima che agli spettatori, a te stesso.


Perchè la vita intorno potremmo essere costretti a costruircela 
Julio Cortazar, Componibile 62, Sur

Parlare dei libri di Cortazar è sempre difficile, perché é difficile leggerlo, ed è una difficoltà che va ben al di là dei misteri linguistici, delle trame irrisolte, dei personaggi che si confondono tra di loro. È la difficoltà dell'esprimere ciò che fa provare, quel territorio lontano in cui le parole evocano immagini e ricordi e stati d'animo e lo fanno con una potenza tale da lasciarti senza fiato e confuso. È sempre la stessa sensazione di ritrovarsi perdendosi, di riconoscersi in una galleria di specchi deformanti, di sapere cose che non sapremmo mai descrivere. 
Questo libro nasce da un capriccio di Rayuela, una storia che solo il lettore può decidere dove va e cosa racconta, è componibile, appunto, fornisce frammenti che sta a noi ricomporre, di modo che diventa un libro diverso per ognuno che lo legge. 
Il tentativo estremo di DIRE ciò che è contraddittorio, sfuggente, di ricordare un sogno svanito al risveglio, di cui restano brandelli sospesi che spariscono anche loro non appena si inizia a pensare, a riflettere. 
Una zona limbica, un universo di possibilità come un mazzo di carte a strapparci da mondi reali di senso e perfezione, in cui fingiamo sempre di non accorgerci che ogni cosa è se stessa e contemporaneamente il suo tragico contrario. 
La letteratura sta qui a ricordarcelo, senza farcelo capire, facendo semplicemente risuonare lontane eco nelle profondità più intime di noi stessi: e sono corde che vibrano sorde e che producono suoni che ci prendono, perché la musica non occorre capirla e conoscerla perché ci emozioni. 
Così è per le parole; così è per tutti gli amori non detti e non vissuti (ecco, si, di questo parla Componibile 62) che si raggomitolano su se stessi per sfuggire a compunte razionalità.


Inibitore dei lieti fini
Michael Cunningham, Un cigno selvatico, La nave di Teseo

In una rutilante e irriverente parata, Cunningham ripropone le fiabe classiche stravolgendole, rivoltandole, passando dalla parte del lupo cattivo, della strega, del maleficio. Con uno stile sferzante, serrato, sarcastico lontanissimo dalle frasi color pastello delle favole, disegna il mondo quale davvero è, quello del (dis)incanto, delle case di marzapane nel bosco che sono più ospitali della realtà fuori, di Biancaneve e il Principe avvelenati non già dalla mela ma dalla routine quotidiana, di piante di fagioli magici che fanno preferire i Giganti ai boscaioli. Perché i fortunati, gli eroi, i belli, i virtuosi vivono solo in sogni edulcorati, e noi "riusciamo a rovinarci con le nostre stesse mani" senza bisogno della rabbia di creature fantastiche o di sortilegi. Perché siamo eternamente insoddisfatti, livorosi, costretti ad ambire a felicità fasulle pur di emulare coloro che invidiamo senza renderci conto di quello che desideriamo senza convinzione. Perché non ci risolviamo ad agire e speriamo in una magia che non arriverà mai, frequentando solo i nostri lati oscuri. E tuttavia in qualcuna delle storie (le più belle) emerge uno spiraglio di luce, uno strappo piccolo (bellissimi "Tenace; stagno", parodia nera de Il soldatino di piombo e "Bestia"), gesti preziosi che rivelano un'umanità che può emergere solo a patto di rinunciare al lieto fine a tutti i costi. 

Fine della storia. Perché il "vissero per sempre felici e contenti" si abbatte sempre come una lama di ghigliottina.


Terapia a rinforzo: musica e parole
J. Cortazar, J. Munoz, L'inseguitore, SUR

Non che si sia in fissa con Cortazar. Vabene, si dirà la verità: lo si è. 
Ma le colorate copertine Sur non aiutano a guarire da certe dipendenze. 
La musica è la forma di espressione che canta le passioni umane in un modo intimo, struggente, profondo. Chi vive di musica sa cosa significa inseguire, componendo le note in scale, la realtà com'è per ognuno di noi, ogni volta diversa, dalle altre e dalla stessa che viviamo una volta deposto un sassofono o una chitarra o un microfono. È un'urgenza, un urlo, una risata, la gioia e la disperazione: e ci sono artisti che ritrovandosi umani solo suonando creano qualcosa di irripetibile. Cortazar riporta gli ultimi giorni di vita di Charlie Parker, nei panni del suo amico biografo Bruno, e con la maestria di cui solo lui è capace crea un racconto unico come il jazz del grande sassofonista. In una atmosfera intrisa di fumo, dolore, musica, tra locali sordidi e studi di registrazione narra la vita di un uomo tormentato e alla continua ricerca di qualcosa, un genio che implode su se stesso distruggendosi ma lasciando creazioni di rara bellezza che noi possiamo ancora ascoltare. Così come per fortuna possiamo leggerne, scritte da una voce che è essa stessa musica, che ci conduce davanti a quella porta che cerchiamo in mille modi, durante una vita, di aprire: a calci, sfondandola, fissandola muti. Quella che si apre con la musica, con le parole, con il -raro- coraggio di correre verso la propria umanità. Se si vive di musica oltre che di libri, "L'inseguitore" va letto. Si aggiunga che questa edizione è impreziosita dalle illustrazioni di Munõz, fumettista argentino: e queste bisogna solo guardarle.

Pur se nere, sempre favole ...
Mitch Cullin, Tideland, Fazi














Spiazzante. Un libro che risucchia dalle prime pagine, a seguire prima con animo curioso le vicende di una bambina dall'immaginazione potente e salvifica, poi con una sorta di allarme interiore crescente, quando ci si rende conto che la piccola non è che una Alice persa in una tana di Bianconiglio che tanto bianco non è. Surreale e grottesco, riesce comunque a restare aderente ad una realtà sconfitta, fatta di personaggi perdenti e soli, che non sanno adeguarsi a vite diverse da come le hanno sognate e ne abitano di proprie costruite su desideri male imbalsamati. Il tanfo della solitudine va coperto a colpi di vernice e immaginazione, e in effetti solo i bambini insegnano come si possa sopravvivere grazie a scoiattoli dalla personalità bizzarra, teste di bambole a fare compagnia e carcasse di autobus popolate da lucciole. 

Ci sono pagine da cui emerge un lirismo che non ti aspetti in uno scenario così decadente, altre che lasciano un'amarezza senza fondo, però si scampa riconoscendosi in quel cinismo che si impara da subito per accettare sia il bisogno d'amore che la mancanza dello stesso. 

Ricorda il Leroy di "Ingannevole è il cuore più di ogni cosa", anche se Cullin ha uno stile meno crudele, che in alcune belle pagine trasforma il deserto che molti abitano sin dall'infanzia in una realtà magica.




Buona Lettura
Emma&Valeria



Bibliopillola n.17 Per favorire il cambiamento

(una piuma di pavone non teme la superstizione ...)

Alessandra Minervini, Overlove, LiberAria

In tempi in cui si cerca un significato a tutto, la novità consiste nel non darne. Accettando mancanze, incompletezze, défaillances e procedendo in ordine sparso, un po’ improvvisando un po’ costruendosi percorsi di mosaici, tessera dopo tessera. 

Più che altro, una mappa che non è detto porti ad alcun tesoro. 

Potrebbe però non essere importante: se si perde e ci si perde, si trova qualcos’altro, conta essere in credito, far avanzare piuttosto che lesinare. 

Overlove: mai abbastanza. 

Conta non scivolare con piedi incerti, aggrapparsi alle parole nel tentativo di capirci qualcosa raccontandosi.

Prova d'esordio originale e accattivante. Con uno stile che nelle prime pagine sembra disorientare, che mischia insieme ricordi e racconto, che evoca lasciando brandelli sparsi di vicende, si vestono due personaggi che non possono che emergere da una narrazione frammentata e da ricomporre, come le loro stesse vite; la storia di Anna e Carmine è una storia d'amore, impossibile come tutte le storie d'amore, che guarda avanti senza riuscire a liberarsi del passato, inseguita da fantasmi che proprio perché non esistono sono impossibili da combattere. È la storia di una donna che rincorre una improbabile rockstar mentre in realtà cerca di sopravvivere alla propria libertà; di un uomo che tenta una seconda vita senza convinzione, aggrappato ad un sè al quale non riesce a rinunciare, imparando che siamo ció che rimane da ciò che manca. Tra di loro, uomini che riciclano fallimenti, scrittori che si trincerano dietro le parole degli altri, donne che si inventano personaggi da recitare alla TV per scongiurare la morte, e un pavone sopravvissuto che non rinuncia alla sua ruota se pur spiumata. 

Una lettura sopra le righe, una scrittura sapiente e comunque sempre consapevole di non poter mai risolvere nulla di umano: perché si può rivelare solo ciò che manca. 

Seguiamo, incoraggiamo, sosteniamo le novità: non si può resistere a ciò che cambia, e abbiamo bisogno di aria nuova, anche nel panorama editoriale, soprattutto nel mercato “libresco”. 

Chissà che non si possa partire proprio di qua. 

Dalle parole, come sempre, come fingiamo di dimenticare.

In bocca al lupo ad Alessandra e a LiberAria. 

martedì 3 gennaio 2017

Primo Bollettino del 2017



Bentrovati tutti e Buon 2017!
Questo Bollettino racconta un po’ di curiosità raccolte sui siti delle nostre case editrici preferite per ingolosirci sulle uscite libresche di quest’anno nuovo.
Abbiamo scelto fidandoci di sensazioni, senza ovviamente alcuna pretesa di esaustività.
Inoltre, sperando di fare cosa utile, alleghiamo un calendario sintetico (elencarli tutti sarebbe impossibile, anche perché sono in costante aggiornamento) degli eventi dedicati ai libri e all’editoria, mese per mese.
Spiccano novità degne di nota come a maggio la Fiera Internazionale del Libro di Teheran con l’Italia ospite d’onore, in nome di un rilancio dei rapporti culturali fra i nostri paesi.
L’editoria iraniana nutre infatti grande interesse per il pubblico dei ragazzi e non a caso da anni partecipa alla Bologna Children’s Book Fair ed ha intenzione di essere presente l’anno prossimo anche al Salone del Libro di Torino, chiedendo per questo collaborazione all’Italia, soprattutto nel campo delle traduzioni. Staremo a vedere.

Nel frattempo, spulciando qua e là, vi segnaliamo, per questo primo scorcio di 2017:

Corbaccio ripubblica in questi primi giorni del mese Silenzio di Endo Shusaku: il testo a cui si è ispirato Martin Scorsese per il film al quale ha lavorato negli ultimi venti anni, Silence, che ripropone le persecuzioni subite dai cristiani durante il periodo Tokugawa nella prima metà del XVII secolo in Giappone (l’anteprima è stata proiettata in Vaticano lo scorso novembre davanti ad un pubblico ristretto di padri gesuiti). 
Sempre questo mese esce La donna dai capelli rossi di Orhan Pamuk, edito da Einaudi, la storia di un liceale nella Istanbul di metà anni Ottanta che vede il padre arrestato dal governo e torturato dalla polizia a causa delle sue frequentazioni politiche. Il giovane andrà a lavorare in una libreria sognando di diventare uno scrittore fino a che incontrerà una bellissima attrice dai capelli rossi che cambierà per sempre la sua vita.
Yann Martel, autore di “Vita di Pi”, torna in libreria con con Lo sguardo di Odo, un romanzo che esplora il rapporto filosofico, sentimentale e psicologico tra uomo e animale (a marzo per Sperling&Kupfer, copertina non ancora disponibile).
Nello stesso mese Einaudi pubblicherà l’ultimo titolo di Ian McEwan, di cui si è fatto un gran parlare anche per la trama: è raccontato dal punto di vista di un feto. I temi presenti in Nutshell  (questo il titolo originale) non sono nuovi a McEwan, già presenti in  libri come Bambini nel tempo, La ballata di Adam Henry e lo stesso Espiazione: la corruzione degli innocenti, la preoccupazione per il futuro del mondo, e in particolare dell’Europa, strettamente legata all’attualità degli ultimi anni, compresa la recente crisi dei migranti. Un azzardo che al momento risulta apprezzato.


Adelphi propone Il gaucho insopportabile di Roberto Bolaño, il primo libro pubblicato dopo la morte dello scrittore cileno: cinque racconti bellissimi e due conferenze nelle quali parla apertamente, e in modo struggente, della malattia e dell'approssimarsi della morte e del controverso rapporto con gli scrittori sudamericani.
Per Guanda esce Il sovrano delle ombre, di Javier Cercas, che riaffronta la tematica dell’eroe, già presente in Soldati di Salamina,  e insieme interroga le tragedie del ‘900 (lo sfondo è il franchismo).

E/O dà alle stampe un nuovo thriller del giallista francese Michel Bussi, Non lasciare la mia mano (copertina dell’originale).
Rilevante anche Il nido (Fazi), parabola esistenziale dell'australiano Tim Winton, due volte finalista al Man Booker Prize, autore di apprezzati racconti e sicuramente da seguire.

Per SUR esce questo mese J. Azuela, Quelli di sotto: pubblicato a cento anni dalla sua prima uscita, un classico della letteratura messicana della rivoluzione. 
Il protagonista è un contadino che abbraccia la rivoluzione quasi suo malgrado, più per una concatenazione di eventi che per dei fervidi ideali, e che terminerà la sua parabola, alla scena finale del romanzo, senza aver davvero compreso per quali valori sta lottando. 


Infine per Marcos y Marcos, il 12 gennaio torna In fuga con la zia di Miriam Toews, un indimenticabile “on the road” e, a febbraio, esce il premiato autore svizzero Thomas Hürlimann con L’ombrello di Nietzsche, un piccolo gioiello.







Questi racconti sono usciti a novembre per Minimum Fax ma ve li proponiamo perché deliziosi rompicapo di logica e insieme impeccabili racconti gialli partoriti dalla penna nientedimenoche di Isaac Asimov: I Vedovi Neri (Beat) sono un gruppetto di professionisti che si incontrano a cena una volta al mese per dibattere e risolvere, con l’indispensabile aiuto del camieriere Henry, il caso misterioso che gli viene sottoposto dall’ospite di turno. Dodici irresistibili giochi di deduzione e di logica in cui si viene provocati, divertiti, sbalorditi. Non senza qualche brivido, e molte risate.


Dovremo aspettare invece l’autunno per il romanzo vincitore del National Book Award The Underground Railroad di Colson Whitehead, colpo grosso incassato da Sur, e per scoprire il nuovo libro di Patrick McGrath, The Wardrobe of Mistress: la trattativa si è appena conclusa, uscirà con La nave di Teseo in contemporanea con l'edizione inglese. Ma avremo modo di riparlarne.


Ecco quindi le date degli eventi da segnare:

FEBBRAIO 2017
- Dal 2 al 5 febbraio al teatro Franco Parenti di Milano il festival I Boreali;
- Dal 3 al 5 febbraio a Suzzara, in provincia di Mantova, NebbiaGialla Suzzara Noir Festival
– Dal 18 al 19 febbraio a Modena Buk – Festival della piccola e media editoria;
– A Palermo l’assegnazione del Premio Letterario Internazionale Mondello (data da definire);
MARZO 2017
– Dal 14 al 16 marzo a Londra The London Book Fair;
– Dal 16 al 19 marzo a Roma Libri Come;
– Dal 24 al 26 marzo a Milano Bookpride;
– Dal 24 al 27 marzo a Parigi il Salone del libro;
APRILE 2017
Il premio Andersen – Il mondo dell’infanzia (data da definire);
– Dal 5 al 9 aprile a Perugia il Festival del giornalismo;
– Il 10 aprile l’assegnazione dei premi Pulizter;
– Dal 19 al 23 aprile a Milano la fiera Tempo di Libri;
– Il 23 aprile ricorre la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore;
– Dal 26 aprile al 2 maggio ad Abu Dhabi l’International Book Fair;
– Dal 28 aprile all’1 maggio Napoli Comicon;
MAGGIO 2017
-Dal 3 al 13 maggio 2017 la Fiera Internazionale del Libro di Teheran con l’Italia Ospite d’onore;
– Dal 4 al 7 maggio a Rovigo il festival Rovigoracconta;
-Dal 10 al 14 maggio a Perugia il Festival Encuentro – Festa delle letterature in lingua spagnola;
– Dal 18 al 22 maggio a Torino il Salone del libro;
– Dal 26 al 27 maggio a Pistoia Dialoghi sull’uomo, il festival dell’antropologia contemporanea;
– Dal 25 maggio al 4 giugno in Galles il festival Hay-on-Wye;
– Dal 31 maggio al 2 giugno il festival Bookexpo America – Bea;
GIUGNO 2017
– Dall’1 al 4 giugno a Ivrea il festival La grande invasione;
– Dall’8 all’11 giugno a Cagliari il festival Leggendo Metropolitano;
-Dal 9 all’11 giugno a Napoli il festival Un’altra galassia;
– Il 14 giugno l’assegnazione del Man Booker International Prize;
– Il 14 giugno la votazione in casa Bellonci, a Roma, della cinquina del premio Strega (data provvisoria);
– Dal 14 al 17 giugno a Ronchi dei Legionari, in provincia di Gorizia, il festival Leali delle Notizie;
– Dal 16 al 18 giugno a Ragusa il festival A tutto volume;
– Dal 16 al 18 giugno a Rimini il festival Mare di Libri;
– Dal 24 al 28 giugno a Taormina il TaoBuk festival;
– Dal 29 giugno al 2 luglio a Gavoi, in Sardegna, il festival Isola delle storie;
– A giugno il Premio Planeta de Novela (data da definire);
– Da giugno a luglio Milano e altre città la Milanesiana (date da definire);
– A Ventotene Gita al Faro (date da definire);
– A Firenze il Premio Gregor von Rezzori – Festival degli scrittori (date da definire);
– A giugno a Palermo il festival Una marina di libri (data da definire);
– Dal 1° giugno al 1° settembre Borgate dal Vivo;
-Dal 23 giugno al 2 luglio a Viterbo il festival Caffeina;
-Tra giugno e luglio, a Roma, nella zona di Ponte Milvio, la rassegna Libri a Mollo (date da definire);
LUGLIO 2017
– Il 6 luglio la finale del premio Strega (data provvisoria);
– Dal 6 al 9 luglio a Polignano a Mare il festival Il Libro Possibile;
– A Capalbio 29 luglio al 5 agosto il festival Capalbio Libri (date da confermare);
– A Pontremoli il premio Bancarella (data da definire);
– All’Isola d’Elba Elbabook, festival dell’editoria indipendente (date da definire);
– A Barolo, nella Langhe, il festival Collisioni (date da definire);
-A Pontremoli il premio Bancarella (date da definire);
SETTEMBRE 2017
– Dal 1 al 3 settembre a Sarzana il Festival della Mente;
– Dal 6 al 10 settembre a Mantova il Festivaletteratura;
– Dal 7 al 10 settembre a Camogli il Festival della Comunicazione;
– Dal 13 al 17 settembre a Pordenone il festival Pordenonelegge;
– A Venezia la finale del premio Campiello (data da definire);
– A Livorno il Festival sull’Umorismo (date da definire);
– A Treviso il Treviso Comic Book Festival (date da definire);
-Dal 25 settembre all’1 ottobre a Boves (Cuneo) il festival Boves Letteraria;
OTTOBRE 2017
– Dall’11 al 15 ottobre a Francoforte la Fiera del libro-Frankfurter Buchmesse;
– Il 17 ottobre l’assegnazione del Man Booker Prize;
- In data ancora da definire, l’annuncio del premio Nobel per la letteratura;
- In data ancora da definire il Festival Giallo Garda
NOVEMBRE 2017
– Dall’1 al 5 novembre Lucca Comics&Games;
– Dal 10 al 12 novembre a Chiari (Brescia) la Rassegna della Microeditoria;
– Dal 10 al 12 novembre la rassegna Pisa Book Festival;
– Intorno a metà mese e Cuneo Scrittorincittà (date da definire);
– A novembre assegnazione del premio Goncourt (data da definire);
– A Milano Bookcity (date da definire);
– A Guadalajara la Feria Internacional del Libro (date da definire);
DICEMBRE 2017
– Dal 6 al 10 dicembre a Roma la fiera della piccola e media editoria Più libri più liberi;

(fonte IlLibraio)


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